Bersani, il compagno che parla di povertà e compra da Louis Vuitton
Da Mélenchon a Louis Vuitton. Il passo è breve, a quanto sembra. Ma è Lacoste o la gauche? La confusione è grande, almeno quanto lo sbigottimento. È lui o non è lui? Certo che è lui, diceva il saggio, anzi Dagospia, autore dello scoop. Ma cosa ci faceva l'altro giorno Pier Luigi Bersani in via Frattina, centro di Roma, dentro la rinomata boutique? Più che del caro bollette era intento a occuparsi del caro borsette. Un regalo per chi? Forse per Elly Schlein, l'ex vice di Stefano Bonaccini che domenica annuncerà la sua candidatura alla segreteria del Partito democratico? Staremo a vedere. Di sicuro c'è un fatto: Bersani avrà pure «smacchiato il giaguaro», ma se c'è da comprare un oggetto in pelle, un dono che non passi inosservato e gli permetta di fare bella figura, non bada a spese. Alla faccia dei «poveri cristi» a cui quei cattivoni del governo Meloni hanno deciso di togliere il reddito di cittadinanza dei suoi amici grillini, e lui sa cosa vuol dire. Lui che viene da Bettola, 2.586 anime in provincia di Piacenza, e lì ha cominciato tutto dando una mano nella pompa di benzina del padre. Lui che tra un bicchiere di lambrusco e una scorpacciata di gnocco fritto serviva messa in paese e intanto studiava filosofia.
"Io veramente mi incaz***": Bersani, la ridicola sceneggiata in diretta tv
PASSIONE POLITICA
Pare che i suoi genitori, cattolici e democristiani, siano rimasti sconvolti quando nel '70 ha deciso di fondare una sezione di Avanguardia operaia. I biografi ufficiali raccontano degli inutili sforzi dello zio missionario affinché il giovane Pier Luigi si convertisse sulla strada della Dc. Niente da fare: la passione politica batteva forte da un'altra parte, così dalla comunità montana piacentina, il compagno Bersani è arrivato prima in Regione, poi in Parlamento, quindi al governo. Ministro dell'Industria e del commercio con Prodi, poi con D'Alema e con Amato: sono gli anni in cui il Partito comunista diventa prima Partito democratico della Sinistra (Pds) e poi Ds, i Democratici di sinistra nati sotto le fronde dell'Ulivo che portano per la prima volta insieme ex democristiani ed ex comunisti.
"L'arroganza della sinistra": Soumahoro, chi asfalta Bersani | Video
In breve, il Nostro fa un carrierone e non stiamo qui a ricordare le primarie Pd vinte nel 2012 con Le Monde che lo incorona «l'uomo tranquillo della sinistra italiana», cui segue però la "non-vittoria" alle Politiche dell'anno dopo. Ricordiamo bene, però, le recenti esternazioni in diretta tv, sempre a favore degli «ultimi», «di chi è costretto ad andare alla Caritas per sfamarsi», dei «precari», perché «questi della destra si sono presentati dicendo "qui cambia la musica, mettiamo ordine", dopodiché si è visto subito che questi disciplinatori sono a corrente alternata, mettono un po' di regole e un po' ne tolgono. Le hanno messe ai poveracci del reddito, alle Ong, ai giovani dei rave, minacciano di metterle agli studenti che portano il telefonino in classe». L'altra sera su La7, l'esponente di Articolo 1 era carico come un teenager dopo un concerto di Vasco, ce l'aveva con la legge di bilancio: «Ragazzi, ma in questa manovra ci sono delle cose che fanno pensare che qui si sta prendendo una strada pericolosissima!
Stanno dando una pillola scaduta e avvelenata», insisteva l'ex segretario.
CHI PREDICA BENE
Sul deputato della Sinistra italiana Soumahoro, poi, l'apoteosi: «Sicuramente quello che sta venendo fuori non è accettabile», ha detto, «ma anche un prete che ha peccato può dare il messaggio giusto. Lui difende i migranti dallo sfruttamento, è un problema che esiste, non lo si può buttare via a causa di questa vicenda». Al che il capogruppo di Forza Italia alla Camera, gli ha replicato: «La sinistra predica bene e razzola male». Perché Aboubakar Soumahoro è colui che si è presentato in Parlamento con gli stivali di gomma in difesa dei migranti e dei lavoratori sfruttati come quelli delle coop gestite dalla suocera, e ha la moglie che si fa i selfie con le borse griffate. E l'ex leader dem sta con loro. Confessiamo: a noi Bersani sta simpatico. Ci piace il suo linguaggio bersanese diventato cult con Crozza e sviscerato da Ettore Maria Colombo nella bella biografia dedicata all'ex ministro. Ma questa cosa dello shopping non proprio da mercato rionale stona con i discorsi da pauperista che gli sentiamo fare nei comizi. Poi, certo, è giusto separare lavoro e vita privata e non ha commesso alcun reato. Però, come in quella foto da solo al tavolo di un bar con la birretta, anche questo scatto rubato è circolata e sui social ormai sono partiti gli sfottò. Come direbbe lui stesso: «Non si può rimettere il dentifricio dal tubetto...»