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Nicola Fratoianni? Sulla guerra in Ucraina il comunista parli per sé

 Nicola Fratoianni

Iuri Maria Prado
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Parli per sé, il comunista Fratoianni. Opponga a chi bombarda i civili, e rade al suolo gli ospedali, e incenerisce le scuole, e deporta centinaia di migliaia di bambini, e distrugge le centrali elettriche e le linee di approvvigionamento per prendere per fame, per sete e per freddo il popolo ucraino, gli opponga le sue bandiere arcobaleno, gli slogan che assegnano il nome di pace alla vittoria dell'aggressore: ma non si permetta di parlare, come ha fatto ieri, «in nome degli aggrediti e delle vittime».

Perché questi hanno combattuto e combattono non solo contro chi li vuole schiacciare ma anche contro chi, proprio come Fratoianni e i suoi amici, li vorrebbe disarmati davanti alla belva russa. Quegli aggrediti, quelle vittime, hanno dovuto fronteggiare una duplice formazione di nemici: quella che ha dato esecuzione all'operazione speciale e quella anche più vasta, e alla quale appartengono i pacifisti come Fratoianni e il professor Giuseppe Conte, alias Mister Ischia, l'uno e l'altro abbastanza distratti quando le armi che essi non avrebbero mandato sottraggono intere regioni al giogo dell'aggressore.

 

È gente che se facesse certi discorsi presso quelli in nome dei quali pretende di parlare riceverebbe, diciamo così, qualche serio monito di contrasto. Si esercitino ancora nell'ignominia del loro sostanziale collaborazionismo, ma non ruttino i loro spropositi in nome delle vittime e degli aggrediti: perché se questi li sentono glieli ricacciano in gola. 

 

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