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Sinistra, pur di sgambettare il governo è disposta a sfasciare l'Italia

Sandro Iacometti
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Ostruzionismo in aula, proteste nelle piazze, sciopero generale. La logica è la stessa di quando alcuni esponenti dell'attuale opposizione, in campagna elettorale e dopo, se ne sono allegramente andati all'estero a gettare fango sul centrodestra e sul futuro governo, lanciando allarmi apocalittici sui nuovi inquilini di Palazzo Chigi e sulle loro mosse sfascia Italia. In realtà a voler sfasciare l'Italia, pur di sgambettare la coalizione uscita vittoriosa dalle urne, erano loro, sperando che le cancellerie europee e i mercati finanziari potessero mandare tutto all'aria, Sansone insieme ai filistei.

Il copione si ripeterà nei prossimi giorni, con Pd, Cinquestelle e sindacati impegnati a fare di tutto per impedire che il centrodestra raggiunga i suoi obiettivi, che guarda caso sono gli stessi del Paese, ovvero l'avanzamento del Pnrr e l'approvazione della manovra di bilancio nei tempi consentiti dalla legge. Già, perché se gli investitori e l'Europa se ne sono fregati degli anatemi lanciati dalla sinistra e hanno continuato tranquillamente ad acquistare titoli di Stato (anche più di prima) e a collaborare con il nuovo governo, nel caso in cui il nuovo anno dovesse cominciare con l'esercizio provvisorio o un ritardo sul Recovery le conseguenze saranno inevitabili.

 

 

 

LE CONSEGUENZE

Nel primo caso ci saranno effetti diretti sulla gestione del bilancio, scattano limiti automatici sulle autorizzazioni di spesa, e indiretti sulla credibilità dell'Italia nei confronti di chi deve acquistare il nostro debito. Nel secondo la ripercussione è facilmente quantificabile: senza aver centrato i 55 obiettivi del secondo semestre Bruxelles si terrà in saccoccia la terza rata del Pnrr da 19 miliardi. Ne vale la pena? La Cgil non ha alcun dubbio. Il sindacato guidato da Maurizio Landini si prepara, insieme alla Uil, alla mobilitazione, nessuna forma esclusa, per chiedere di modificare la manovra «sbagliata e iniqua». Una fuga in avanti giudicata inopportuna dalla Csil, che invece punta al dialogo con il governo (i sindacati sono stati convocati da Giorgia Meloni per il 7 dicembre) per migliorare la legge di bilancio.

Non sembrano meno bellicosi i progetti della sinistra, che ha subito bollato l'appello alla responsabilità arrivato dal terzo polo, «niente ostruzionismo sulla manovra», come il tentativo di voler fare da stampella al governo. Mentre i parlamentari daranno battaglia in aula sul testo della manovra sia il Pd sia i Cinquestelle hanno giù annunciato una serie di iniziative per tentare di alimentare la protesta di piazza, dal tour a favore del reddito di cittadinanza annunciato da Giuseppe Conte alla grande manifestazione annunciata dal Pd per il 17 dicembre.

A svelare l'obiettivo del piano ci ha pensato ieri con un intervento sul Domani di Carlo De Benedetti, ormai diventato il megafono dell'ala più oltranzista dell'opposizione, l'economista Giuseppe Pisauro, che fino a un paio di anni fa ricopriva il ruolo di presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, autorità indipendente chiamata a validare il quadro macroeconomico contenuto nei documenti di finanza pubblica.

 

 

 

SOLUZIONE DI BUON SENSO

«Quest' anno, il Parlamento avrà poco più di venti giorni per discutere, emendare ed approvare la legge di bilancio», spiega Pisauro, «È chiaro che ancor più che negli scorsi anni sarà un esame sommario e caotico. Ciò costituisce un grave vulnus alla nozione stessa di esercizio della rappresentanza, per il quale l'esame del bilancio è un momento fondamentale». Come rimediare? Ecco «la soluzione di buon senso» proposta dall'economista: il ricorso all'esercizio provvisorio per un mese. Stesso discorso sul Pnrr, su cui la Ue ci sta sul fiato sul collo (già è a Roma una task force per controllare l'attuazione). Ieri i ministri Matteo Salvini, Nello Musumeci e Raffaele Fitto, che è il responsabile della pratica, hanno detto chiaramente che i ritardi già accumulati nei mesi scorsi rischiano di far mancare l'obiettivo. Motivo per cui sarebbe bene negoziare con la Ue un allungamento dei tempi. Risposta di Stefano Bonaccini, in corsa per la guida del Pd: «Consiglierei al governo di non dire più che cambia il Pnrr. Perché se lo si cambia, mancheranno i tempi per realizzarlo». 

 

 

 

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