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Reddito di cittadinanza, figuraccia in piazza: cosa svela questa foto

Salvatore Dama
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In trecento. Come gli spartani. E non erano neanche tutti percettori del reddito di cittadinanza. Perché con loro, a protestare contro il taglio del sussidio, a Palermo c'erano anche studenti, sindacalisti ed esponenti del Movimento 5 Stelle. Pochi? Be', insomma, considerando che solo nel capoluogo siciliano i beneficiari dell'assegno sono quasi 180mila, si tratta di una quota davvero residuale. Cosa significa: accettazione supina della fine del Rdc, disponibilità a rimettersi in cerca di un lavoro, rassegnazione al destino. O pigrizia: il richiamo del divano e del pigiama sono più forti della convocazione in piazza e della difesa di un diritto (temporaneo)?

Per certo, dagli ultimi report dell'Inps si sa che la Sicilia, dopo la Campania, è in cima alla classifica dei beneficiari. Mensilmente ricevono l'assegno più di 500mila residenti, altri 18mila incassano la pensione di cittadinanza. In totale il sussidio coinvolge il 15 percento della popolazione siciliana. Per strada però c'erano poche centinaia di persone. Che in corteo hanno sfilato da piazza Marina, attraverso Corso Vittorio Emanuele, fino a piazza Indipendenza, dietro lo striscione "Lavoro immediato o il Reddito non si tocca". Alla testa del serpentone (serpentino) c'erano i grillini, la senatrice Dolores Bevilacqua e il deputato regionale Adriano Varrica.

 

 

«ATTACCO AL SUD» - «Vogliamo che vengano potenziati i centri per l'impiego, che tutto passi da lì, che tutte le offerte di lavoro e che tutte le assunzioni passino da una lista di disoccupati che sia visibile a tutti, così da essere il più trasparente possibile. Serve un piano di sviluppo per la Sicilia per creare occupazione, altrimenti il Reddito non si tocca», hanno dichiarato gli organizzatori. Tra loro Davide Grasso e Tony Guarino, presidente e vicepresidente dell'associazione Basta Volerlo, e Giuseppe De Lisi, presidente dell'associazione Aps Puc-Palermo Help.

«Non si può togliere il reddito di cittadinanza, che negli ultimi anni ha consentito a tantissima gente di uscire dalla povertà, senza prima trovare delle soluzioni concrete. In questi anni dai centri per l'impiego sono arrivate pochissime proposte di lavoro, spesso indegne. L'abolizione del Reddito costringerà tantissima gente a tornare a lavorare per pochi euro, senza garanzie e senza contratto. Se ci tolgono il Reddito vogliamo lavoro vero e non lavoro nero», ha spiegato Tony Guarino.

 

 

I manifestanti avevano in mano le bandiere della Sicilia perché considerano «l'attacco al Reddito come un attacco al Sud e alla Sicilia», dove «disoccupazione e mancanza di prospettive lavorative tengono la gente in condizioni di povertà». Molti percettori dall'anno prossimo «saranno costretti a tornare a rivolgersi agli istituti di carità, la povertà aumenterà. Già la gente deve pagare le bollette sempre più alte e ha difficoltà, senza un aiuto non si potranno più pagare gli affitti. Togliere il Reddito è un grave attacco alla Sicilia, dove infatti i percettori sono tanti e lavoro dignitoso non ce n'è». In un anno «di certo non troveranno lavoro per tutti i percettori», ha continuato Giuseppe De Lisi.

DECRETO FLUSSI - C'era anche il comitato Uniti si vince, composto principalmente da esercenti. Per loro ha parlato Gioacchino Quartararo: «Se non fosse stato per il reddito di cittadinanza tante famiglie e imprese non sarebbero sopravvissute a questa grave crisi economica che ancora oggi continua a mietere vittime di imprese e famiglie. Il reddito di cittadinanza va migliorato non eliminato, finché il governo non metterà i cittadini in condizione di avere un lavoro dignitoso che gli permetta di alimentare le proprie famiglie». A Palermo si è visto pure Maurizio Landini: «In un Paese dove la povertà e le diseguaglianze sono aumentate, avere uno strumento come il reddito di cittadinanza è necessario». L'idea di cancellarlo, spiega il segretario della Cgil, è «assolutamente sbagliata. Se si pensa di fare cassa sui poveri in questo modo è assurdo». Intanto il Viminale annuncia che il prossimo decreto flussi, che regolerà gli ingressi legali di migranti in Italia, terrà conto anche della «condizione occupazionale dei percettori di reddito di cittadinanza». Secondo il principio: prima si occupano gli italiani, poi si cerca forza lavoro all'estero. 

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