Giorgia Meloni? Se al G20 al suo posto ci fosse stato uno di sinistra...
Può piacere o dispiacere, ma è un fatto certo: se l'altro giorno, a quel vertice internazionale, al posto della Meloni ci fosse stato qualche esemplare di etnia progressista, allora l'Italia non avrebbe onorato sé stessa nella difesa degli ucraini aggrediti dall'autocrate russo, ma si sarebbe manifestata con qualche supercazzola molto gradita a est di Kiev biascicando sulla complessità delle ragioni che obbligano a un ripensamento proprio mentre la resistenza ottiene i più cospicui risultati.
Impagabile fu Cuperlo alla manifestazione pacifista romana, ad affettare garbugli circa la possibile inutilità di altri aiuti "dopo tutti questi mesi di guerra": poche ore appresso Kherson era imbandierata di giallo e azzurro, con la gente per le strade ad abbracciare i liberatori. I quali non erano pacifisti, ma soldati armati con le armi che suscitano i dubbi democratici di certa sinistra riflessiva.
OPERAI E MALORI
L'altra campionessa, la Schlein, convalescente (pare che abbia avuto un malore dopo aver visto un operaio), rilascia interviste per spiegare che prima di decidere se aiutare ancora gli ucraini occorre chiedere ai russi, all'Anpi, all'Atac, all'Inps, alla polizia morale dell'Iran, all'Ordine dei giornalisti, al sindacato Rai, a Magistratura democratica, agli orsi polari e agli studenti della Sapienza, perché dev' essere una soluzione condivisa.
E Letta, attuale non-prossimo-segretario in vista del congresso (fissato prudenzialmente per il 2081), rimugina su come spiegare che dare le armi ora agli ucraini ha tutt' altro senso, perché quando c'era lui al governo erano armi democratiche mentre ora hanno fattezze fasciste. E poi deve tenere il giusto atteggiamento collaborativo/competitivo con Conte, perché va bene allearsi con lui ma mica gli si può lasciare, dopo l'esclusiva del voto di scambio da Roma in giù, anche la prateria del collaborazionismo pacifista. La sinistra seria.