Elly Schlein, il Pd si "inginocchia": statuto stravolto per lei
Si è svolta oggi, sabato 19 novembre, a Roma, l’Assemblea nazionale del Partito Democratico. Tra in tanti nodi da sciogliere, oltre alla data da fissare per le primarie - la data corrente è il 19 febbraio - c'è soprattutto la modifica allo Statuto che permettere agli esterni di correre, e per esterni si intende in particolare Elly Schlein, la vicepresidente dimissionaria della Regione Emilia Romagna, eletta neo deputata nelle liste del Pd alle elezioni del 25 settembre. La Schlein, nonostante la sua intenzione di scendere in lizza per la segreteria, non risulta ancora iscritta al partito. È quindi palese il conflitto con l’art. 12 comma 5 dello Statuto Pd che impedisce ai membri non iscritti di candidarsi come segretario di partito.
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La proposta modifica statuaria che dà il via al congresso costituente è stata approvata a maggioranza assoluta: su un totale di 610 votanti si sono registrati 551 sì, 21 no e 36 astenuti. Un beneplacito schiacciante, a quanto pare. Eppure, a ricordarci quanto il malessere dem sia radicale, ci ha provato la stessa Assemblea di oggi, in quanto è stata svolta in forma ibrida, ovvero con la possibilità di partecipare non solo in presenza, ma anche in modalità telematica, intervenendo dal salotto di casa. Il motivo di questa scelta parla chiaro: si rischiava di non raggiungere il numero legale di 500 presenti, indispensabile per varare le norme del regolamento.
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Intanto, d'ora in poi cominceranno a profilarsi le candidature ufficiali. Al momento, oltre a Elly Schlein, il cui cammino è tutto in salita, c'è l'attuale presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che invece è pronto a scendere in campo e risulta tra i grandi favoriti alla successione del segretario dimissionario Enrico Letta. Altro candidato è il sindaco di Firenze Dario Nardella, su cui potrebbe convergere una parte della sinistra interna. Si tratta di tre nomi molto differenti tra loro che, più che unire, potrebbero rendere le spaccature più profonde. Il testa a testa perà è previsto tra Bonaccini e Schlein. Se con il primo si prospetta un campo largo che comprende un centrosinistra ampio, che potrebbe estendersi ai renziani e a Carlo Calenda, con Schlein, invece, si vira decisamente più a sinistra. Con la neo deputata, infatti, l'ipotesi di una rifondazione democratica si farebbe più concreta, dato che il suo progressismo non nasconde somiglianze con le battaglie dei grillini.
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