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Pd, Zanda contro Enrico Letta: "Salvini sì e Letizia Moratti no?"
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Nel giorno in cui Carlo Cottarelli rallenta la sua corsa alle Regionali in Lombardia, Luigi Zanda scuote il Partito democratico. L'ex senatore dem segue la scia di Carlo Calenda e Matteo Renzi, lasciandosi andare a un vero e proprio endorsement nei confronti di Letizia Moratti. Una carta vincente per Zanda che cita i sondaggi. Questi "le attribuiscono ottime chance di vittoria. Moratti è stata per molti anni col centrodestra. E il passato è importante. Ma per tutti, non solo per lei". Non a caso è indelebile secondo l'ex parlamentare il ricordo del Pd, "che fino a pochi mesi fa sosteneva un governo di unità nazionale con Salvini, Berlusconi e Conte. Tutti per noi, fino a quel momento, avversari assoluti".
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Se non fosse - prosegue sulle colonne del Corriere della Sera - che "abbiamo governato per realismo politico. E non dobbiamo vergognarcene. Il nostro primo dovere è mettere al sicuro istituzioni come la Lombardia. Sostenendo il candidato con maggiori possibilità di mandare a casa Fontana e dare una lezione alla Lega".
Insomma, Zanda grida all'unità. La stessa che avrebbe potuto aiutare alle Politiche passate. Da qui la frecciata al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte: "Abbiamo perso le elezioni perché eravamo divisi e perché non siamo riusciti a guardare oltre. A dare al Paese una prospettiva politica. Meloni l’ha data. Sbagliata ma l’ha data: con Dio, patria e famiglia offre un modello al Paese. Poi nei mesi scorsi il Pd è stato piantato in asso da due alleati. In vista delle Regionali, non facciamo come alle Politiche dove veti e attese inutili hanno determinato la sconfitta. Non si perda tempo inseguendo obiettivi irrealizzabili, trovare un candidato che piaccia a Calenda e a Conte è impossibile",
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E la partita è importantissima. Secondo l'avvocato quelle di Lombardia e Lazio "non sono sfide soltanto regionali. Sono battaglie politiche nazionali. Vincere in Lazio e Lombardia è un dovere democratico, rimetterebbe in moto una dialettica politica che il risultato elettorale ha molto appannato. Porre al sicuro, politicamente, regioni così importanti avrebbe effetti sull’elettorato, sugli equilibri istituzionali e sul sistema democratico complessivo".
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