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Covid, quante bugie dagli arroganti dei Dpcm: una pagina nera

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Iuri Maria Prado
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 Giusto per carità di patria si può decidere di non invocare indagini e processi per come è stata gestita la fase iniziale e una buona parte del corso della pandemia. Ma dimenticare e guardare avanti non significa far finta che non siano stati commessi clamorosi errori e, soprattutto, negare che siano stati assunti provvedimenti semplicemente folli, che hanno devastato la vita sociale e l'economia senza neppure il tornaconto di un miglior risultato sanitario. C'era senz' altro, e sarebbe stata riconosciuta da tutti, l'enorme difficoltà di fronteggiare una malattia di cui si sapeva poco o nulla, di violentissima diffusione e senza che fosse ancora disponibile un rimedio vaccinale capace di contrastarla. Ma occorreva dirlo senza infingimenti, senza le bugie poste invece a rappresentare un sistema "prontissimo" ad affrontarla, senza le dichiarazioni in libertà sulle mascherine "che non servono", perché non erano state stoccate, mentre di lì a qualche mese diventavano il presidio imperativo anche in solitaria a tremila metri, con multe da levare la pelle in caso di violazione.

 

 

Soprattutto, occorreva dire la verità sui dati che portavano a processi decisionali con tanto peso sulla vita dei cittadini, degli studenti, delle famiglie, delle imprese, e invece si trattò di mandare sui palchi del bordello televisivo gli influencer della virologia associata, a dirne di tutti i colori, spesso contrastanti, mentre i verbali dei comitati tecnici erano secretati perché avrebbero rivelato la verità scomoda di tutte le inconcludenze e di tutte le magagne di una macchina pubblica che non solo non era prontissima, ma era affidata alla guida di avventizi arroganti, distributori di Dpcm che abbattevano una per una le libertà costituzionali mentre il potere supercommissariale minacciava querele ai giornalisti che facevano la domanda scomoda.

 

 

Il tutto, naturalmente, nel quadro paternalistico-intimidatorio per cui la colpa delle disfunzioni era addossata ai cittadini "irresponsabili", quelli indisposti a capire il valore profilattico dei carabinieri nelle chiese e del sequestro della spesa dei pensionati che avevano comprato due litri di vino anziché uno, o i criminali che facevano grigliate all'Idroscalo, gli uni e gli altri intollerabilmente renitenti al dovere di cantare dal balcone che il governo era bellissimo e bravissimo e che ne saremmo usciti tutti migliori. È stata una pagina nera della nostra storia, e non dimenticarsene serve almeno sperare che non si ripeta. E che chi ha fatto danno non torni a farne. 

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