Meloni? Non solo Concita, clamoroso: ecco l'ultimo convertito
L'onore delle armi, di norma, si concede all'avversario sconfitto. E non è nemmeno così scontato. Giorgia Meloni è riuscita a costringere la sinistra italiana a diventare cavalleresca ancora prima che lo scontro cominci. Il suo discorso programmatico alla Camera ha smentito in modo così elegante anni di allarmismo circa l'avanzata della destra brutta e cattiva che, pur conditi da rigurgiti di bile, gli intellettuali progressisti non hanno potuto ignorare l'entusiasmo intorno alla figura del nuovo premier.
Sul quotidiano Repubblica, l'ex direttrice de L'Unità Concita De Gregorio ha riconosciuto alla leader di Fratelli d'Italia di aver brillantemente superato il primo banco di prova: l'insediamento.
ELOGI E J' ACCUSE - De Gregorio ha bacchettato quanti si sono indignati bollando l'intervento della Meloni come troppo di destra, limitandosi a ricordare ciò che tutti fingono di non sapere: «Non vi ricordate di chi stiamo parlando, non sapevate che ha cominciato a quindici anni nel Fronte della Gioventù? Lei è di destra. Certo, che ha fatto un discorso di destra. Impeccabile, tuttavia. Convinto, competente, appassionato, libero, sincero. Avercene, si dice a Roma: avercene a sinistra di presenze di questo calibro da opporre, eventualmente, alle sue ragioni con la forza della ragione». Un «appoggio esterno» che sa di j' accuse, visto che l'opposizione politica di sinistra targata Pd non riesce a produrre leader non solo di maggioranza, ma nemmeno d'opposizione.
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«Non sono d'accordo coi due terzi delle cose che ha detto» aggiunge Concita « ma l'ho ascoltata con grande attenzione. Per la prima volta da molti anni ho sentito l'eco di una storia personale appassionata e convinta e ho avuto voglia, avrei voglia, di discuterne. Non è questa forse la linfa della democrazia?». Sì, lo è, solo che la sinistra per anni della democrazia è stata nemica, commissariando le istituzioni per evitare il voto e rispondendo all'emorragia di consensi ignorando i segnali disperati inviati dai propri elettori.
Il filosofo Massimo Cacciari non è d'accordo con Concita, ritenendo quello di Giorgia Meloni un discorso «per niente di destra» o identitario. Tuttavia, apprezzabile o quantomeno coerente. Per Cacciari la nuova premier «ha messo in fila la lista delle cose che ogni governo precedente avrebbe dovuto fare, che qualche volta ha promesso di fare, e che nessuno è mai riuscito a realizzare». E che dire di Giuliano Ferrara, che ha riconosciuto un cambio di stile, per niente strillato e parecchio sensato, del premier in rosa: «Era spiazzante l'euroscetticismo trasformato in europresenzialismo», «stravolgere i pronostici invece che seminare nuove illusioni, no allo spirito parolaio, la difesa dei confini dall'immigrazione illegale affidata all'Unione europea più che alla Guardia costiera». Poi, la chiosa: «Ma chi è questa zingara andalusa donna madre cristiana che risultava minacciosa per le minoranze identitarie, intrattabile per le varie sinistre, centro di alleanze dubbie, ora che al governo si dice pronta a ogni sacrificio politico in nome della guerra europea all'autocrate del Cremlino e al ricordo, perfino al ricordo, dei totalitarismi del XX secolo, a partire dal cedimento al razzismo del Terzo Reich? Avrebbe potuto fare di quell'Aula sorda e grigia un bivacco per i suoi simboli, invece sembrava la presidente del Consiglio scelta dagli elettori».
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Addirittura Michele Serra, dopo averla per la centesima volta derisa il giorno prima per aver rifiutato il determinativo femminile («non vuole essere confusa con la Premier League»), ha mostrato «una strana forma di rispetto» come titola la sua Amaca, per via di quel suo «discorso fieramente di destra (e questo era ovvio) e di un livello politico più che dignitoso (e questo non era altrettanto ovvio)» in riferimento al suo livore per i predecessori Salvini e Berlusconi.
LIBERA SCELTA - Dopo essere caduti i tabù nostalgismo, putinismo etc., Lucetta Scaraffia su La Stampa ha picconato persino l'allarme antiabortista, attaccando non la Meloni ma la sinistra che pensa di risolvere tutti i problemi con «la semplice proposta di aiutare finanziariamente le donne spinte ad abortire dalle difficoltà economiche». Un «atto contro la libera scelta», proprio come sostiene la leader di Fratelli d'Italia. La sensazione è che la sinistra sia stata troppo a lungo nemica della democrazia, commissariando le istituzioni per evitare il voto e nascondere la propria inadeguatezza. Ora il suo gotha si è accorto che a Palazzo Chigi non c'è un satanasso, ma l'emblema della voglia di rappresentanza urlata dagli italiani il 25 settembre. Una chance non solo perla destra ma per un Paese intero a cui ormai si oppone solo il nulla contiano-grillino.