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Avvertite Laura Boldrini: la sovranità alimentare c'è anche in Francia

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Laura Boldrini teme di rimanere senza frutta esotica: «Che vuol dire ministero della sovranità alimentare? Metteranno fuorilegge l'ananas?», chiede allarmata. Anche Sandra Zampa è preoccupata: «Bisogna mangiarsi di nascosto il camembert? E se ti beccano?». Il renziano Luigi Marattin ventila un blocco all'import di kiwi, e chi ama la cucina giapponese trema all'idea di non poter più trovare l'amato sushi nei ristoranti italiani.


Insomma, tra ironia e sfottò si è già aperto il caso del ministero della Sovranità Alimentare, nome che Giorgia Meloni ha deciso di dare al dicastero dell'Agricoltura che sarà guidato dal fedelissimo Francesco Lollobrigida, di Fdi. In verità, l'Italia non è la sola ad avere chiamato così il ministero, la Francia è arrivata prima di noi su questa strada e perfino il fondatore di Slow Food, Carlin Petrini, fa sapere che «la sovranità alimentare è un obiettivo da perseguire. Avrebbe dovuto farlo la sinistra e invece...».

 

Il concetto affonda radici in tempi lontani. Il termine fu coniato nel 1996 da "Via Campesina, vasta organizzazione internazionale di agricoltori, formata da 182 organizzazioni in 81 paesi. Poi fu ripreso nelle politiche di vari Paesi, dall'America Latina al Canada, all'Onu e alla Fao. In un documento del governo del Quebec, datato 2013, la Sovranità alimentare veniva indicata al primo posto, con l'obiettivo di mettere al centro la soddisfazione delle esigenze alimentari delle persone e non la massimizzazione del profitto economico. L'obiettivo è tutelare i prodotti locali. Ma il sushi resta. 

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