Ministri scambiati, Paolo Zangrillo nel panico: la versione ufficiosa
Attacco di panico o errore di trascrizione. Non si capisce come sia possibile che i due neo ministri di Forza Italia, Gilberto Pichetto Fratin e Paolo Zangrillo, si siano scambiati la delega. O meglio: c'è una versione ufficiale e una ufficiosa. La prima, fornita dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parla di una sbagliata trascrizione della lista dei ministri. Dunque, errore materiale. La seconda spiegazione, invece, è più curiosa. Cioè, la distribuzione degli incarichi, quella offerta a Sergio Mattarella, sarebbe stata effettivamente così: Zangrillo all'Ambiente e Pichetto alla Pubblica Amministrazione. Di più: nella lista dei cinque ministri azzurri, inviata da Silvio Berlusconi a Meloni prima che salisse al Quirinale, le destinazioni dei due erano quelle. Altro fatto: subito dopo la nomina entrambi gli interessati hanno diffuso un comunicato per esprimere gratitudine e soddisfazione. «Sono onorato di aver ricevuto il mandato da ministro per la Pubblica amministrazione», ha scritto Pichetto Fratin. Esatto: Pubblica Amministrazione.
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«Sono onorato di aver ricevuto il mandato da ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica», ha scritto Zangrillo, aggiungendo: «L'energia è la priorità». Insomma: tutti e due ringraziano per dei ministeri che non hanno ricevuto. O che non vogliono ricevere. E qui si arriva al giallo. Perché pare che, a cose fatte e annunciate, Zangrillo abbia preso paura per la complessità del mandato. Non tanto per le tecnicalità, perché è stato manager di Acea e ne sa, ma forse perché nei prossimi mesi quel dicastero, che ha ricevuto in dote dall'ex Sviluppo Economico (ora Imprese e Made in Italy) l'energia, sarà nell'occhio del ciclone. Chiamato a gestire direttamente la pratica della crisi energetica con tutti i suoi ricaschi economici e sociali. Per farla breve: avrebbe detto un no, ex post. Si è così reso necessario un cambio in corsa, in realtà a tempo scaduto e a cose già ufficializzate. Ecco il giallo. Attribuito però diplomaticamente a un errore di trascrizione. Boh.
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Va detto: Zangrillo è stato tirato in mezzo all'ultimo minuto. Non lo sapeva nessuno che sarebbe diventato ministro. «Nemmeno lui», confessa Alberto, il fratello, che è medico personale di Berlusconi e presidente del Genoa calcio. «L'ultima volta che ci siamo sentiti parlavamo di Ternana-Genoa». E invece «fratello Paolo» è finito nella champions league delle istituzioni. A sua insaputa.
Al netto di questo casotto, dicono che Berlusconi sia soddisfatto. Ha portato a casa due ministeri pesanti: Esteri e Ambiente-Energia. Poi ha ottenuto le Riforme per Elisabetta Casellati, la Ricerca per Anna Maria Bernini e, infine, la Pubblica Amministrazione. Totale, fanno cinque. Come la Lega, come aveva domandato Forza Italia. È il riequilibrio sollecitato da Berlusconi, chiedendo di essere trattato «alla pari» con l'alleato leghista, «dal momento che abbiamo preso gli stessi voti alle elezioni». Salvini ha avuto la Camera dei deputati e Montecitorio, nella contabilità berlusconiana, vale come un ministero: alla fine è stato accontentato. Certo, il top sarebbe stato avere la Giustizia, ma per Silvio è importante gestire attraverso i suoi uomini le relazioni internazionali e l'energia. Al riguardo: salito al Quirinale con gli alleati, Berlusconi si è staccato dal gruppo e ha ottenuto un colloquio privato con Mattarella. Per chiarire l'episodio degli audio filoputiniani e ribadire le sue posizioni europeiste e atlantiste. Caso chiuso. Forse.