Giorgia Meloni, il sacrificio: cosa offre a Berlusconi
Nulla di personale. È bastata una telefonata da parte di Silvio Berlusconi per raffreddare la collera e concordare con Giorgia Meloni, oltre all'appuntamento di oggi, che in fondo la questione tra loro due è essenzialmente politica e come tale destinata a risolversi nel quadro di un'alleanza sedimentata nel tempo.
Questo, a mente fredda, è anche il senso delle riflessioni che animano i vertici dei Fratelli d'Italia alla vigilia della settimana in cui sarà necessario mettere da parte ogni residuo di emotività e trovare un accordo con Silvio Berlusconi per avviare le operazioni del nuovo governo. «Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci», ha scritto ieri Giorgia Meloni sul suo profilo Facebook in coda a un post nel quale rispediva al mittente «gli attacchi scomposti della sinistra» contro la coalizione che si accinge a pagina 3 a pagina 2. a «risollevare la nostra nazione» sulla base di un mandato popolare sancito da elezioni democratiche.
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Un modo laconico per parlare anche al proprio mondo, nel momento in cui i rapporti con il Cavaliere sono ai minimi termini per via degli strascichi sull'elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato. Il punto centrale della vicenda - ripetiamolo - non riguarda la sfera delle emozioni: la raffica di aggettivi svalutativi propalati inavvertitamente da Berlusconi è stata ricambiata da Giorgia con la sottolineatura di una "non ricattabilità" che aveva già costituito la cifra retorica della sua campagna elettorale. Sul piano umano la schermaglia si può chiudere anche così, in attesa d'una pubblica mozione degli affetti che sarà semmai l'effetto, e non la causa, della sopraggiunta riconciliazione strategica.
A tale riguardo, giova non poco il fatto che Marina Berlusconi abbia deciso di affiancare il padre nella ricomposizione di una tela sfibrata dai protagonismi di Licia Ronzulli, le cui maglie hanno finito per soffocare anche le ambizioni ministeriali di alcuni dirigenti forzisti estranei alla contesa.
IL METODO G.
Tanto per essere chiari: non esiste alcuna lista di proscrizione nei confronti degli azzurri che per disciplina di partito non hanno potuto votare La Russa (fra costoro, Anna Maria Bernini e Maurizio Gasparri che hanno mantenuto sino all'ultimo istante il profilo dei mediatori). Dopotutto, a via della Scrofa risulta evidente che in Senato la maggioranza non deve esporsi alle eventuali ritorsioni di proscritti inconsolabili.
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Esiste invece, come ha già scritto Libero, un "metodo Giorgia" rispetto al quale la premier in pectore non intende derogare, nella convinzione che sia convenienza comune presentarsi all'appuntamento con il Quirinale offrendo a Sergio Mattarella una serie di nome inappuntabili e di alto profilo. Dopotutto, pensa lei, si tratta di far valere anzitutto il messaggio inviato dagli italiani attraverso il voto del 25 settembre: gli elettori hanno scelto il centrodestra (ma non è scorretto dire Destra-Centro-Lega, col trattino in mezzo fra i tre irrinunciabili pilastri) e ne hanno affidato la guida a Fratelli d'Italia. Da qui deve discendere ogni ulteriore ragionamento, compresa la rivendicazione non già di spadroneggiare in casa d'altri ma di scegliere le figure più consone nelle rose indicate dai leader. In concreto. Sarà anzitutto FdI a dare l'esempio sacrificando le aspettative legittime di alcuni suoi nomi più in vista, per fare largo a personalità che aggiungano valore al Consiglio dei ministri nei dicasteri più sensibili.
Agli alleati è richiesta la medesima attitudine nella proposta di personalità (politiche o no) qualificate, esperte e a prova di conflitti d'interesse: un potenziale Guardasigilli come Carlo Nordio, per fare un esempio, verrebbe contornato da figure partitiche di prestigio ma difficilmente può essere messo in discussione. Sicché, una volta consolidato il disarmo emotivo bilaterale (parole d'ordine: "resistere" all'irrazionalità), non c'è motivo per mandare all'aria l'occasione storica che si presenta alla compagine di governo liberal-conservatrice.
EXTREMA RATIO
Né ha senso favoleggiare sulla cosiddetta "arma fine di mondo" - un monocolore tecno-politico meloniano da sottoporre al voto del Parlamento, con l'improbabile alternativa d'uno scioglimento delle Camere - a meno che non si voglia imboccare l'impervio piano inclinato dell'extrema ratio prima ancora di esplorare i sentieri naturali d'una mediazione a portata di mano.