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Enrico Letta, equilibrismo dem: le giravolte tra guerra e pace

Enrico Letta

Iuri Maria Prado
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"Stiamo partecipando senza mettere il cappello su iniziative degli altri". Chi è? È il segretario del Pd, Enrico Letta. E quando se ne è uscito in quel modo? L'altro giorno, alla manifestazione sotto l'ambasciata russa. Era un'iniziativa "degli altri", dunque, e lui ci è andato, per così dire, en touriste, a mo' di appoggio esterno: così come farà per un'altra iniziativa organizzata da altri ulteriormente altri, cioè a dire i 5Stelle che si aduneranno tra qualche settimana sotto lo slogan equanime "Né con la Nato né coi nazisti di Kiev".

 

 

La realtà è che a Letta va contro pelle, e soprattutto contro una buona metà del partito, mostrarsi aderente all'impostazione atlantista che costava poco quand'era al governo e durante il primo entusiasmo dell'Europa unita nelle sanzioni e nell'aiuto militare: ora è più difficile, con la gente incazzata per le bollette e con la pressione pacifista che, non a caso, lo spinge a destra e a manca basta che si parli di "pace", un'altra cosa che non costa nulla ripetere e che non guasta i rapporti né con l'arcipelago arcobalen-progressista da cui il Pd vuol ripartire (il nuovo che avanza...) né, soprattutto, con il fortissimo punto di riferimento di tutti i redditi di cittadinan za. Nel suo profilo Twitter Letta ha fissato questo messaggio: "We stand with the Ukrainian people" (noi stiamo col popolo ucraino). Dice: ah, allora sicuro ti organizza una manifestazione. Macché. Lui va a quelle "degli altri". Oggi quella che vuole l'invio delle armi. Domani quella che invece è contro. Dopodomani, dipende dal meteo.

 

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