Sondaggio, il Pd è spacciato: ecco dove volano M5s e Giuseppe Conte
No, non è un pantano, è molto peggio. Il Pd è nelle sabbie mobili post elettorali, e i numeri parlano chiaro. L'altroieri, il sondaggio Swg per il Tg di La7 certificava un calo di 0,6 punti, dal 18,1 al 17,5 rispetto alla settimana precedente. A fronte di mezzo punto, dal 16,5 al 17, guadagnato dal Movimento 5 Stelle. Dunque, secondo questa rilevazione, i contiani sarebbero ad un'incollatura dei Dem. Altra fotografia arriva dal sondaggio Demos&Pi per Repubblica: il Pd cala dal 19,1 al 17,8; il Movimento 5 Stelle, invece, va dal 15,4 al 16,8. Aritmetica diversa ma trend omogeneo: ad un'emorragia di consensi piddini corrisponde nuovo fieno in cascina per i pentastellati. E questa è una puntura numerica che infierisce sulla carne viva del partito di Largo del Nazareno, tramortito dalle urne, in difficoltà nel rialzarsi e mettersi in cammino verso il congresso e, soprattutto, verso questi anni di opposizione dopo oltre un decennio di governo vissuto come una condizione ineluttabile.
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DAGLI AI MISOGENI!
Al momento, peraltro, la fase preliminare del percorso verso la nuova leadership vede un ribollire della questione femminile, con esponenti in rosa che si accusano l'un l'altra e tutte a sparare sul partito dipingendolo come misogino. Ieri, per dire, la portavoce della consulta femminile, Cecilia D'Elia, ha annunciato in un'intervista a La Stampa che in vista della prossima fase congressuale, non si candiderà per mantenere il ruolo. Alessia Morani, deputata uscente e componente della direzione Pd, la sferza su Facebook: «La sua voce non l'ha sentita nessuno. Leggendo questa intervista è sempre colpa di qualcun altro se mancano le donne elette». La lamentazione di ben poco gioco di squadra femminile era stata mossa anche da Paola De Micheli, che ha già avanzato la sua candidatura per la segreteria. Ed il rovello su come valorizzare le esponenti del partito sarà, sicuramente, anche al centro dell'assemblea degli eletti convocata dal Segretario Enrico Letta che si terrà oggi.
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Secondo quanto riportato dall'Adnkronos, si tenterà di comporre un mosaico di "pacchetto completo" per individuare quelle figure che andranno a ricoprire sia il ruolo di capogruppo, sia le cariche appannaggio dei dem in quanto opposizione, come vicepresidenti delle Camere, questori, commissioni di garanzia. A quest' ultimo proposito, per esempio, il Pd punterebbe al Copasir, dove potrebbe andare o il ministro della Difesa uscente Lorenzo Guerini oppure Enrico Borghi. Sui capigruppo, invece, il tema è eleggere figure che, per tutta la fase congressuale, possano essere il più unificanti possibili per i nuovi assetti correntizi che si andranno a determinare e sanciranno, nel corso dei mesi, l'appartenenza dei parlamentari a questa o l'altra fazione interna.
SEDIE E CONGRESSO
In un primo momento si era pensato di riconfermare le due capogruppo uscenti, Deborah Serracchiani alla Camera e Simona Malpezzi al Senato, ma quest' opzione sembra raffreddarsi, e anzi c'è chi non esclude l'ipotesi che siano proprio loro ad essere proposte per l'elezione come vice presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama. A quel punto, per guidare il gruppo del Senato si fanno i nomi di Valeria Valente o Anna Rossomando. Perla Camera, invece, di Anna Ascani. Guardandola più in prospettiva, il dibattito sul congresso ieri ha fatto registrare la novità delle parole di Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna e quasi "candidato naturale" per la segreteria. Il passo, però, dipende da lui. «Non ho ancora deciso», ha detto a Porta a Porta «ma lo farò in fretta. Nelle prossime settimane deciderò se candidarmi o meno. Serve un nuovo Segretario, ma soprattutto serve un gruppo dirigente».
IDENTITÀ SBIADITA
Intanto, però, mette sul tavolo qualche idea: «Penso che al Pd serva darsi un'identità più precisa, questa è sbiadita. Le alleanze arrivano poi di conseguenza. In questo momento che siamo all'opposizione è utile provare a immaginare come essere alternativi a ciò che il governo proporrà, o come dare una mano sulle cose utili al Paese. Ci sono tanti sindaci e tante sindache, tanti amministratori locali che devono diventare l'ossatura del Pd». Quanto al prossimo esecutivo dice: «Si va delineando un governo di basso profilo». Bocciatura già prima di conoscere i nomi, quindi. Il Pd può anche cambiare leader, ma l'istinto al pregiudizio è immutabile.