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Partito gay: "Fuori i nomi degli omosessuali in FdI". E un secondo dopo...

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Un gay, che difende i diritti gay e le discriminazioni e le libertà e tutto quanto, attacca il centrodestra perché i gay presenti nella coalizione a guida Meloni non fanno coming out. Siamo al paradosso. "In questo nuovo Parlamento sono presenti tra le fila di Fratelli di Italia e nel centrodestra almeno cinque parlamentari, lesbiche e gay", tuona Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay che si augura che nella giornata Internazionale sul Coming Out dell'11 ottobre, possano dichiararsi "per dare forza alla nostra comunità e lottare contro le discriminazioni".

 

 

Il loro coming out, prosegue, "potrebbe essere utile alla attuale maggioranza date le reazioni avverse che abbiamo letto di FdI e del centrodestra sulle azioni previste dal governo Draghi contro l'omobitransfobia, che sono interventi base che provengono dall'emendamento che proponemmo come Partito Gay grazie al sostegno di Alessandra Maiorino, senatrice M5S nell'agosto 2020. Il fatto stesso che ci sono Parlamentari Lgbt+ non dichiarati in Fdi, centrodestra e non solo", attacca Marrazzo, "mostra le difficoltà che ci sono nella società, che inducono le persone a non dichiararsi per non essere discriminate, quindi l'invito a chi è stato ora eletto in Parlamento, avendo una posizione di rappresentatività, a fare coming out come lesbica o gay per far evolvere il Parlamento".

 

 

Un invito al quale risponde immediatamente Mario Flugy Ravetto, dirigente aziona di FdI: "In Fratelli d'Italia non è mai esistita discriminazione basata sulla inclinazione sessuale. Lo dimostra anche la mia esperienza personale, omosessuale dichiarato e dirigente sin dall'inizio nel partito di Giorgia Meloni e candidato alle ultime elezioni politiche. Respingiamo quindi l'intimidatorio invito di Fabrizio Marrazzo che in modo ultimativo ingiunge ai 'sospettati di FdI' di rendere pubblica la loro condizione personale: è inaccettabile ogni tentativo di mettere in piazza la vita privata di donne e uomini che hanno diritto di decidere liberamente se rendere pubblica o meno la loro inclinazione affettiva. La dichiarazione di Marrazzo è una violenza psicologica insopportabile, fra l'altro, commessa da chi sostiene di operare per impedire che tante persone la subiscano". 
 

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