Elezioni, "crollo pesante": cosa è successo davvero nelle grandi città
Il fatto che le elezioni politiche abbiano segnato un record in quanto ad astensionismo è noto. Rispetto al 2018 il calo dell'affluenza c'è stato, in parte dovuto anche alle circostanze rocambolesche di come si è arrivati alle urne, con la campagna elettorale sotto l'ombrellone e un giorno solo, domenica 25 settembre, per esprimere la propria preferenza. Ma come si sia espressa questa forte astensione, in concreto, nelle grandi città dimostra ancora una volta che ad abbandonare i partiti sono stati i ceti meno abbienti, fasce di popolazione che una volta si riversavano in massa a votare, in primis per la sinistra, poi delusi dalla sinistra per i Cinquestelle e infine neanche più per i grillini. Fabrizio Pregliasco, dominus di Youtrend, lo fa notare bene con l'ausilio delle mappe di Datainterfaces, un'interfaccia progettata allo scopo di esplorare i risultati elettorali nel contesto urbano, in particolare nelle città di Torino, Milano, Firenze e Bologna. In sintesi, «nelle periferie, le aree più povere e disagiate delle città, l'affluenza è crollata. Nelle zone ricche ha retto».
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Dove per distinguere tra chi è "ricco" e chi è "povero" gli analisti guardano gli indicatori relativi al reddito e ai valori immobiliari e, in parte, anche il livello di istruzione. A Mirafiori, periferia ex operaia del capoluogo piemontese, la disaffezione verso la politica è evidente: siamo a -14 per cento. A Madonna di Campagna e Barriera di Milano, aree ad alta densità di immigrati, l'astensione è ancora più alta: - 16 e -18 rispetto alle scorse elezioni. Mentre nel quartiere residenziale e benestante di Crocetta la partecipazione al voto è stata più o meno in linea con l'altra volta. Peraltro, in chiave nazionale, Torino si rivela una zona dove il centrosinistra ha ottenuto uno dei migliori risultati, se raffrontata ad un contesto generale piuttosto sfavorevole per il campo progressista. In città il Pd si conferma primo partito, ma in calo rispetto alle precedenti elezioni, mentre il centrodestra rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2018, ma con un cambio nei rapporti di forza interni, con Fratelli d'Italia che beneficia della maggior crescita a scapito degli alleati. Il calo più vistoso, però, è quello del Movimento 5 Stelle: fino alle ultime Amministrative guidava il Comune con Chiara Appendino, ora invece ha più che dimezzato i consensi.
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A Milano, invece, le mappe interattive di Youtrend segnano il trionfo del Terzo Polo di Renzi e Calenda (oltre il 30%) nel municipio I, per intenderci nel centro storico - zona Ztl - pescando voti da elettori che prima erano del Pd o di Leu. Nel capoluogo lombardo il centrodestra è prevalso in periferia. Un po' come a Roma dove Fratelli d'Italia è andato bene ovunque, ma ha decisamente "fatto il botto" nelle banlieu più difficili come il municipio VI di Tor Bella Monaca. Il centrosinistra si è dovuto accontentare del centro, Azione-Italia Viva del municipio II (Parioli), a conferma dello scollamento tra la sinistra e i ceti meno facoltosi. Intanto l'ultima rilevazione di Termometro Politico dice che il partito della Meloni cresce ancora (26,6%) e stacca di otto punti il Pd (18,7), che si deve guardare dal M5S, ora al 16 per cento. Su base nazionale. Poi nelle città e nei quartieri è un'altra storia.