Pd, Borghi rivela: "Attenti a quei due, ci vogliono distruggere"
“Sì, abbiamo perso. È giusto aprire una riflessione. Ma con lucidità e freddezza. Senza esagerare con le dichiarazioni apocalittiche e senza la fiera dei personalismi…”. A parlare così, all'Adnkronos, è Enrico Borghi, neo senatore Pd e già parlamentare, membro della segreteria di Enrico Letta, interpellato a proposito del dibattito post voto che si è aperto tra i dem. Negli ultimi giorni, infatti, è scoppiata una vera e propria crisi all'interno della segreteria del Nazareno, tra ipotesi di scioglimento, cambio del nome al partito e il fioccare di candidature per la segreteria. Dal punto di vista di Borghi, però, la priorità è quella di non sfaldarsi, e difatti insiste su questo tema. "Abbiamo vinto? No. Ma abbiamo appena preso milioni di voti e che facciamo, ci sciogliamo? Siamo il primo partito di opposizione e il secondo in Parlamento. Dire che siamo annichiliti e mettersi il saio, anche no…”. "Ogni cedimento, ogni ammiccamento significa indebolirci. Noi dobbiamo difendere l’idea originaria del Pd contro il peronismo massimalista di Conte da una parte e un centro pronto a rinverdire le peggiori stagioni del trasformismo italiano. Non dobbiamo cadere in questa trappola".
Pd allo sbando, ora vuole cambiare nome: ecco come si chiamerà
Eppure, il Pd risulta diviso più che mai in questo momento, a partire dai tempi del congresso. Letta per esempio lo vuole il prima possibile, ma il partito chiede tempi più lunghi. Lo stesso Borghi è spiazzato dalla polemica e spiega: "È una discussione che trovo surreale. Da Statuto abbiamo già il congresso fissato nei primi mesi del 2023. Ma di che stiamo parlando?" Intanto, secondo il senatore, Letta avrebbe fatto bene a convocarlo. "Dopo una sconfitta è un’assunzione di responsabilità, sua e di tutti noi, chiamare il nostro appuntamento più grande per aprire una riflessione vera senza scantonare i problemi". Ma è sul tema delle alleanze che il dibattito è aperto più che mai, soprattutto alla luce del fatto che si rende necessaria una riflessione sull'identità del partito. E su quest'ultimo tema Borghi non ha problemi a manifestare tutto il suo dissenso. "Aprire un discussione che si lancia subito su chi vuole stare con Calenda e chi con Conte, fa il gioco degli altri. Io dico ai miei colleghi: non facciamo vincere ora, chi ci voleva ammazzare e non c’è riuscito. Occhio che siamo dentro una tenaglia micidiale". Che la famigerata tenaglia siano Conte e Calenda? Chissà...
"Chi lo ha incontrato in queste ore...". Dagospia umilia Letta: che brutta fine