Lega, Salvini e il faccia a faccia coi governatori: ecco cosa è successo
La Lega riparte da Matteo Salvini, dai governatori e dall'autonomia. A deciderlo è stato il Consiglio federale che si è riunito ieri per quattro ore nel quartier generale di via Bellerio. Per la verità sulla leadership confermata a Salvini non c'erano molti dubbi. A leggere tra le righe della "rivolta" interna, infatti, in pochi hanno chiesto la testa del leader, bensì una maggior partecipazione della base nelle scelte del partito. Esigenza che si traduce con una semplice parola di nove lettere: congressi. La Lega è forse l'ultimo partito assieme al Pd ad avere la sua forza nell'impostazione territoriale fatta di sezioni, segreterie provinciali e regionali. Luoghi all'interno dei quali i militanti possono trovare ascolto e supporto. Il Covid e una innegabile "digitalizzazione" del Movimento hanno portato allo sfaldamento della rete territoriale, come si è visto drammaticamente domenica scorsa. Da qui la richiesta di far ripartire la macchina congressuale.
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AL VIA I CONFRONTI
Salvini al federale di ieri aveva due scelte: chiudersi nella sua ridotta belleriana con i fedelissimi, o aprirsi alle richieste dei governatori e della base, magari rischiando di dover fare i conti con qualche territorio pronto a votare per un candidato poco in linea con la segreteria. La risposta a questo dilemma pare essere la seconda. Il segretario si è presentato al federale ammettendo che «Io mi aspettavo di più. Ditemi cosa per voi non ha funzionato. Io mi assumo le mie responsabilità ma abbiamo pagato l'ingresso nel governo Draghi anche per aiutare le Regioni durante la pandemia». Da qui l'accelerazione della road map che porterà a celebrare tutti i congressi cittadini entro ottobre. Subito dopo verranno organizzati quelli provinciali e massimo a gennaio quelli regionali. Poi, probabilmente dopo il voto in Lazio e Lombardia, si inizierà a ragionare sul congresso federale per il rinnovo della segreteria, che al momento resta salda nelle mani di Salvini. A questo calendario fa eccezione la provincia di Bergamo. Qui, dove per la prima volta, il Carroccio non è riuscito ad eleggere nemmeno un parlamentare, i congressi cittadini sono già finiti e quindi il 20 novembre verrà celebrato quello provinciale. Un segnale incoraggiante, accolto positivamente dai membri del federale, ai quali Salvini ha chiesto «di calmare i mal di pancia interni», soprattutto in Veneto e Lombardia. «È andata benissimo» ha spiegato il governatore lombardo Attilio Fontana. «Salvini sì o no? Salvini sì» gli ha fatto eco il collega del Friuli Massimiliano Fedriga. Anche Giancarlo Giorgetti ha espresso solidarietà a Salvini. Tanto che alla fine della riunione, una nota del Carroccio spiega che «si potrà recuperare il consenso grazie ai risultati che la Lega otterrà nel governo di centrodestra, nel quale Salvini avrà un ruolo fondamentale». Quale? Riccardo Molinari non si sbilancia: «Decideremo con gli alleati, ma sarà di peso». A riprova della collegialità con la quale verrà decisala strategia politica, la prossima settimana il federale verrà riconvocato per discutere della partecipazione al governo. L'altro tema sul quale i governatori hanno puntato i piedi è quello dell'autonomia che «dovrà essere portata in discussione già nel corso del primo consiglio dei ministri».
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I MAL DI PANCIA
Il Consiglio federale è stato preceduto da un'altra giornata piuttosto agitata all'interno del Movimento. L'esclusione di Umberto Bossi dal Parlamento, ha infatti esacerbato gli animi degli esponenti storici. Il più duro è stato Roberto Maroni che ha chiesto un «cambio di segreteria», ma anche un altro big, Roberto Castelli, ha criticato l'attuale gestione. «Furioso» anche l'eurodeputato Angelo Ciocca che ha definito «inaccettabile e «vergognosa» la scelta che ha portato alla bocciatura del fondatore, a favore di qualche collegio al Sud. E si chiede: «Ma la battaglia contro il Barbarossa usurpatore, l'abbiamo combattuta a Legnano o a Cefalù'?». Intanto dalla Lombardia al Veneto, passando per Toscana, Emilia e Liguria, sono spuntati i moduli di raccolta firme per chiedere i congressi. In Lombardia è l'ex deputato Paolo Grimoldi a lanciare la sfida e a spiegare che «si dovrebbe smettere di chiedere ai militanti solo di fare gazebo». Nel pomeriggio a difesa di Salvini era intervenuto il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, ricordando che «quelli che ora criticano Salvini sono gli stessi che lo hanno spinto a fare il governo con Draghi...». Basterà tutto questo a placare la base in rivolta?
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