Massimo Cacciari inchioda il Pd: "Sapete chi sono i suoi dirigenti?"
Il segretario Enrico Letta "ha sbagliato tutto". Il gruppo dirigente del Pd "è un insieme di cooptati" interessati solo a occupare le poltrone di potere. E il partito rischia di fare la fine dei socialisti francesi: sparire. Massimo Cacciari, intervistato dal Giornale, traccia la sua profezia tombale sul primo partito della sinistra italiana, che teme ora il sorpasso a opera di Giuseppe Conte nelle prossime tornate elettorali.
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"Ormai il Pd è il partito delle zone perdonali, il Nazareno ha perso il contatto con la realtà, quella dei ceti popolari, e tutela solo gli interessi dell'establishment". Non a caso, prosegue il filosofo ed ex sindaco di Venezia, Letta e dem hanno perso proprio perché identificati con il governo di Mario Draghi. "Il Pd è il partito che difende l'ordine, i rapporti internazionali, l'agenda Draghi. Ma un partito di sinistra non può essere solo il garante dello status quo, deve innovare, deve intercettare quel che avviene nella società. È andato avanti a incensare acriticamente Draghi senza tenere conto delle difficoltà di tanta gente. Il mondo della politica ormai si è capovolto. Lo si capisce dalle poche vittorie collezionate dal Pd, tutte, o quasi, al centro". Non a caso, a intercettare meglio degli altri gli umori degli elettori sono stati Fratelli d'Italia, unico partito all'opposizione fin dal 2018, e Giuseppe Conte bravo e furbo a traghettare il Movimento 5 Stelle su posizioni alternative, pur essendo stato al governo (anche con Draghi) per 4 anni.
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Poi ci sono stati gli errori strategici di Letta: "Non puoi andare avanti dicendo solo Viva l'Occidente, Viva la Nato oppure Attenzione, tornano i fascisti. Questa storia del pericolo fascista nel 2022 è ridicola". Il segretario, poi, non è riuscito a creare uno straccio di coalizione credibile, né con i 5 Stelle né con Calenda e Terzo polo. Lo scenario, ora, è cupo. "Facciano al più presto il congresso e rifondino il partito - consiglia Cacciari -. Ci vogliono visioni e uomini nuovi, capaci di ascoltare il grido di dolore che si alza dal Paese. Servono interventi concreti, non chiacchiere ideologiche. E poi ci vuole un cambiamento sul piano organizzativo. Il gruppo dirigente è un insieme di cooptati che a loro volta paracadutano questo o quel big in questa o quella regione, senza valorizzare le energie locali, e mortificando il legame con il territorio. Perché, per dirne una, Fassino è stato catapultato a Venezia?". Senza un ribaltone, rapido, "si apriranno spazi a sinistra per Conte in versione Melenchon, e a destra per Renzi e Calenda nel solco di Macron". Al di là che ci riescano o meno, resta il dramma di un Pd ormai senza più identità.