Gigi Mastrangelo: "Salvini? Il Mourinho della politica"
Sul suo profilo social c'è scritto ancora "atleta" perché un campione come lui non smette mai di esserlo. Luigi Mastrangelo, per tutti Gigi, leggenda della pallavolo italiana, 2 metri e tre di fisico scolpito da annidi allenamento, dopo avere vinto di tutto come "centrale" dell'Italvolley oggi è responsabile del dipartimento sport del Carroccio e candidato alla Camera in Puglia, la sua regione.
Come nasce la sua voglia di fare politica con la Lega?
«Da Matteo Salvini. L'ho conosciuto a un comizio, ci siamo subito trovati, lui è un grande uomo di sport, un puro, e mi ha conquistato. Poi la Lega mi piace perché è un partito meritocratico. Non potevo scegliere diversamente. Le centomila persone che erano a Pontida domenica scorsa dimostrano la vitalità della Lega».
Si candida in Puglia, feudo di Conte, capo M5S. Qual è la sua idea sul reddito di cittadinanza?
«Non va abolito ma modificato. Va dato a chi non può lavorare, ma sicuramente va tolto ai furbetti. Basta con chilo prende senza averne diritto, è uno schiaffo per chi lavora onestamente. A mio avviso, i percettori del reddito grillino dovrebbero smettere di riceverlo dopo il primo rifiuto. Si risparmierebbero soldi che servono per altre emergenze».
A proposito di soldi, è stato attaccato per una frase sugli investimenti allo sport. La sinistra ha detto che lei vuole togliere alla sanità per dare allo sport. È così?
«Vorrei chiarire una volta per tutte che non è mia intenzione togliere un solo centesimo alla sanità. Mi occupo di sport e lo sport è vita e salute, spero che ci possano essere sempre più investimenti, come già annunciato, a favore di piscine, palestre, società sportive specie in questo particolare momento di caro bollette, altrimenti rischiano il fallimento. E, ribadisco, alla sanità non va tolto neanche un euro, casomai servono più fondi per i nostri medici, gli infermieri e il personale ospedaliero». Tra i campioni dello sport ci sono tanti italiani di seconda o terza generazione e ogni volta si riaccende il dibattito sullo ius soli sportivo.
Qual è la sua opinione in merito?
«Il concetto generale è che lo ius soli è uno status, lo si sceglie, non va imposto. La mia opinione è che non debba essere un automatismo, un atleta deve sentirsi di essere italiano».
Di recente si è ritirato il re del tennis, Roger Federer, si è ritirata Serena Williams e Francesco Totti ha ammesso di avere sofferto molto quando ha dovuto lasciare il calcio. Come si sopravvive dopo una carriera in prima linea?
«Dopo che hai dedicato 20 o 30 anni di vita a uno sport è sempre molto difficile smettere. Io ho lasciato la pallavolo giocata perché il mio fisico non era più al top, ma continuo a praticare attività fisica ogni giorno: corsetta, pesi, non ho mai smesso di allenarmi perché so che mi fa bene. In questo momento poi, con l'incarico nella Lega, riesco a occuparmi di quello che mi piace e che ho sempre fatto, anche per questo ringrazio Matteo Salvini». Abbiamo capito che le piace il suo leader. Ma lei è juventino "perso", Salvini milanista. Almeno su questo discuterete qualche volta? «Devo dire che la Juve non vive un gran momento, il Milan invece sì e da quando ha vintolo scudetto vedo Matteo più contento. Comunque la Juve ha sempre iniziato le stagioni non tanto bene. Alcune volte per dare la scossa al gruppo bisogna fare delle scelte anche difficili, non so se richiamare Allegri sia stata la scelta migliore...». Se dovessimo fare un parallelismo tra grandi allenatori di calcio e leader politici? «Per me Salvini è il Mourinho della politica. Magari avrà perso un paio di partite quest' anno, ma resta sempre un fuoriclasse».