Elezioni, "qualcosa è cambiato": indiscrezioni "vietate" sul voto
È così scontato il risultato delle elezioni di domenica prossima? Davvero il centrodestra vincerà a mani basse? "Qualcosa è cambiato", scrive il Giorno. Soprattutto per quanto riguarda il Senato. A Palazzo Madama infatti si assegnano 200 seggi di cui 122 proporzionali e 74 maggioritari più i quattro seggi della circoscrizione-estero. Quindi con il 45 per cento dei voti, una coalizione prende più o meno il 45 per cento dei seggi proporzionali, 55 scranni, ma con la stessa percentuale si ottiene l'80 o 90 per cento dei seggi maggioritari, ergo la maggioranza assoluta.
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Se però, il centrodestra scendesse al 40-41 per cento, il Senato non sarebbe più blindato. A tre giorni dal voto, riporta il Giorno, "sono tornati contendibili molti collegi, una trentina in tutt'Italia, soprattutto dieci al Sud che, per bocca degli aruspici dei sondaggi, erano già bottino di guerra del centrodestra.
Nello specifico sei sono in Campania, due in Puglia e gli altri due in Sardegna". Insomma, la sfida si gioca tutta al Sud, per questo Letta, Conte e Meloni stanno presidiando le piazze di Campania e Puglia.
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Si dice anche che "ci sia sottotraccia una forma non dichiarata di desistenza Pd verso i candidati M5S". E tre fattori: "Il primo è la risalita M5S. In Campania e in Puglia, le due regioni-sentinella, i Cinque stelle stanno facendo leva sui percettori di reddito di cittadinanza". Il secondo fattore che preoccupa Giorgia Meloni "è l'implosione di Forza Italia in Campania. Sono usciti dal partito pezzi da novanta con il loro carico di voti", "senza contare l'addio di Mara Carfagna, con il fedelissimo deputato Paolo Russo. Un'emorragia che potrebbe zavorrare il centrodestra, anche perché, come si è visto alle Regionali, di un anno fa, la Lega non sfonda". Infine, c'è l'astensionismo. "Alle politiche 2018 è stato del 27 %, questa volta sarà più alto. Gli studi dicono che un'affluenza più bassa tende ad avvantaggiare il centrosinistra".