Elezioni, "dove si decide tutto": timori nel centrodestra
Deciderà il Sud, se Meloni, Salvini e Berlusconi avranno margine per governare con discreto agio o se invece sarà una battaglia parlamentare fin dal primo momento. Soprattutto al Senato, dove ci sono duecento seggi e, se la maggioranza non arrivasse almeno a quota 115, basterebbe davvero un soffio di vento a far cambiare gli equilibri. Sia chiaro, gli ultimi sondaggi ufficiali risalgono a dieci giorni fa, e davano un'affermazione piuttosto netta della coalizione di centrodestra. Il ragionamento che segue quindi si basa sulle sensazioni raccolte tra le segreterie di partito, i politologi, gli esperti di numeri che però non danno numeri ufficiali.
Il fatto è che Conte si sta dimostrando un candidato migliore di quanto non sia stato premier. Grillo gli ha fatto il favore di liberarlo della zavorra pentastellata, l'esercito degli scaduti causa secondo mandato fatto, i vari Fico, Raggi, Toninelli, Crimi, i quali non avrebbero fatto altro che riproporre in lista l'immagine del fallimento del Movimento come forza di governo. Poi gli hanno fatto una cortesia anche Di Battista e Di Maio; il primo non candidandosi, e quindi dando una parvenza di serietà al partito, che altrimenti sarebbe stato nelle mani di un tribuno surreale e fuori controllo, il secondo aggrappandosi al Pd e trascinando con sé i grillini entrati nella scatoletta di tonno e diventati casta. Tutto ciò di riflesso ha ripulito M5S agli occhi dei suoi elettori, restituendogli lo spirito originario. Il resto ce lo ha messo l'avvocato pugliese. Ha capito che il suo territorio di caccia è il Sud e ha cominciato a girarlo come una Madonna pellegrina, stringendo mani e baciando bambini.
Ha anche avuto la capacità di trovare il messaggio semplice e di puntarci tutto: reddito di cittadinanza per sempre, il brand del Movimento, la sola cosa che interessa ai suoi elettori. Il fatto è che, Conte e Draghi regnanti, complici l'epidemia e la guerra, i poveri assoluti in Italia sono passati da 5 a 7 milioni, e quelli relativi sono il doppio: tutta gente trasformata da elettori in postulanti, quindi in potenziali elettori pentastellati, geograficamente collocati soprattutto nel Mezzogiorno. Si capisce così l'abboccamento-appello lanciato la settimana scorsa dal presidente pugliese, Michele Emiliano, sul palco di Taranto, da dove ha invitato gli elettori meridionali della sinistra al voto utile: decidere collegio per collegio e concentrare tutti i voti sul candidato più forte, scegliendo di volta in volta quello democratico o quello grillino. Un autentico patto di desistenza con lo scopo di riuscire a conquistare qualche seggio uninominale, soprattutto in Campania, che potrebbe anche confermarsi un feudo di M5S, e in Puglia. Lo scopo dichiarato è arginare l'avanzata del centrodestra e mettere in Parlamento più truppe possibili, pronte a entrare in azione al primo cenno di ribaltone, il che potrebbe essere tanto più facile quanto meno voti prenderanno Fratelli d'Italia e la Lega.
IL RUOLO DEL CAV
Il centrodestra ha mangiato la foglia e in questi giorni sta guardando soprattutto al Sud. La Meloni concluderà la campagna elettorale a Napoli. Sul reddito di cittadinanza ha corretto il tiro da tempo: Fdi non è contraria, anzi sarebbe disposta anche ad alzarlo, per i percettori che non possono lavorare, ma basta con gli stipendia chi sta sul divano anziché attivarsi. Messaggio nobile, ma quanti percettori in realtà possono lavorare ma preferiscono l'assegno, e quanti addirittura un'occupazione ce l'hanno, ma prendono lo stesso l'assegno perché lavorano in nero? Tanti, e nessuno di loro vuole rinunciare all'emolumento per amor di patria odi giustizia. Ecco che allora, nella battaglia città per città del Mezzogiorno, potrebbe rivelarsi provvidenziale l'aiuto di Forza Italia, se il partito di Berlusconi confermasse, come appare possibile, la sua vocazione nazionale, capace di raccogliere consensi, certo in calo ma comunque rilevanti ed essenziali, non solo al Nord, terra di nascita, ma anche al Sud, terra d'elezione. Molto dipenderà, a questo giro, dall'orgoglio e dalla voglia di riscatto della popolazione meridionale che è produttiva, ha stima di sé e voglia di cambiamento. Il cosiddetto popolo degli imprenditori e delle partite Iva, che non esiste solo in Settentrione e al quale sta parlando Salvini da prima dell'inizio della campagna elettorale: gli esercenti che hanno sofferto per le chiusure, spesso folli, del Covid, che hanno afflitto soprattutto la Campania di De Luca, e gli imprenditori che si trovano le bollette decuplicate. Il Sud è chiamato a decidere: non saranno né i redditi di cittadinanza né i bonus di Conte le ricette che gli consentiranno di risollevarsi.