Giorgia Meloni arriva a 40 deputati: chi lascia all'ultimo Forza Italia per FdI
Le partite terminano solo al fischio finale, e fino a quel momento c'è sempre modo di piazzare un acuto. Così, ecco che negli ultimi giorni si è registrata una fibrillante prosecuzione di specialità assai gettonata in questa legislatura: i cambi di gruppo. E per un pelo non si sfiorano i 500 totali. Anche in coda, tutto ciò assume una certa connotazione politica. Al momento dei saluti, si vuol dare un segnale di sdegno al proprio partito per la mancata candidatura, o per un trattamento sgradito, e si sbatte la porta. Oppure si entra in extremis in altre forze, per gettare un seme in vista del domani, magari portando con sé qualche dote di consenso territoriale. Comunque, fatto sta che negli ultimissimi giorni, compreso ieri, data dell'ultimissima seduta alla Camera, sono stati una decina i deputati che hanno detto addio alla propria famiglia politica. Il veneto Dario Bond, una vita in Forza Italia (tessera numero 200) dove ha svolto tutto il cursus honorum, dal consiglio comunale in Parlamento, ha lasciato gli azzurri per approdare in Fratelli d'Italia. Che "guadagna" altri due deputati. Sempre dal centrodestra, Maurizio D'Ettore, già FI, poi Coraggio Italia, poi "Vinciamo Italia". E, dal centrosinistra, Gianfranco Di Sarno, che abbandona "Impegno Civico" di Luigi Di Maio. Il partito di Giorgia Meloni raggiunge così quota tonda 40 deputati. Ma non è finita qui. Giorgio Trizzino, ex pentastellato poi approdato ad Azione-+Europa, se ne va al Misto.
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Stesso approdo di Antonio Lombardo, che aveva, anche lui, condiviso il progetto di Di Maio. E ancora un altro azzurro che fa le valigie da Arcore e se ne va: Antonio Pentangelo, per andare al Misto. Dove ha raggiunto altri tre colleghi, usciti dal gruppo berlusconiano nei giorni scorsi: Veronica Giannone, Vincenza Labriola e Matteo Dall'Osso. Tutti e tre eletti in origine nel Movimento 5 Stelle. Con qualche differenza, però: Giannone ha percorso i corridoi di Montecitorio solo in questa legislatura. Labriola, invece, passò dai grillini ai berlusconiani al termine della scorsa, venendo poi rieletta.Dall'Osso ha avuto un percorso più tormentato: entrato alla Camera nel M5S, è passato all'inizio di questo quinquennio in Forza Italia, per poi traslocare in Coraggio Italia e rientrare fra gli azzurri. E dire un'altra volta addio in extremis.
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BOTTA E RISPOSTA
Lui ieri ha preso la parola in Aula e ha motivato il suo strappo non perla mancata ricandidatura, ma per la scarsa attenzione prestata dal partito alle istanze dei più fragili, ragione alla base anche dei precedenti cambi di gruppo. Lui stesso, purtroppo, è affetto da sclerosi multipla dunque conosce a fondo certe difficoltà. Tracciando un bilancio della sua esperienza politica, ha detto: «Non ho trovato lo spazio necessario per poter far sentire forte la mia voce e il mio dissenso verso le politiche che si stavano effettuando, ma non mi sono mai arreso». Tuttavia, intorno a questi cambi è nata una piccola polemica. Se da un lato il capogruppo di FdI alla Camera Lollobrigida dava il benvenuto ai nuovi arrivati, sottolineando la crescita della compagine, il senatore azzurro Massimo Mallegni rimproverava gli alleati: «Non sono stupito per coloro che saltellano da una parte all'altra, piuttosto per chi li ospita». Fuochi d'artificio mentre scorrono i titoli di coda.