FdI, Fabio Rampelli: "I tre puledrini di Troia...", ecco il complotto della sinistra
Giorgia Meloni che si mette le mani nei capelli mentre Matteo Salvini critica le sanzioni alla Russia riaccende le polemiche contro il centrodestra. Lo sa bene Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e uomo forte di Fratelli d'Italia nel Lazio, ex nuotatore avviato a una carriera da architetto ma folgorato (erano gli anni '70) dalla politica a favore della Nazione e della «patria», concetti che fanno parte, ora più che mai, del Dna della pattuglia meloniana di cui Rampelli è uno dei pilastri. Capolista alla Camera per Lazio 1, è in corsa anche all'uninominale nel collegio che comprende alcune periferie difficili, da Tor Bella Monaca alla Borghesiana.
Onorevole, il Carroccio vorrebbe ridiscutere le sanzioni a Putin, Fdi no. Quella foto è emblematica...
«Ritengo che la foto fosse del tutto casuale e i media morbosamente cerchino di dividere un centrodestra che è unito e ha firmato un programma comune, ignorando clamorosamente lo tsunami che sta travolgendo una sinistra che voleva il "campo largo" e si è spaccata in tre campetti da paddle. La guerra iniziata da Putin non è contro l'Ucraina ma contro l'Europa e l'Occidente. Non reagire significa autorizzare la dittatura russa a muovere militarmente contro qualunque altra nazione ritenga appartenere al suo antico impero. Le sanzioni sono dannose per chi le riceve ma anche per chi le emette, però sono necessarie».
Tutti vi danno vincitori e all'estero lanciano l'allarme.
La permanenza nella Nato è in discussione?
«La destra ha diritto di governare quanto la sinistra e tutti sanno che non esiste alcun pericolo per le democrazie. È il timore disperato della sinistra di perdere il potere che la induce a spargere notizie infondate che penalizzano l'Italia. La stampa estera dovrebbe preoccuparsi di un partito che governa da 11 anni senza aver mai vinto le elezioni.
Ma tali farneticazioni non incantano più nessuno. Le alleanze internazionali ovviamente non cambieranno, semmai ci sforzeremo di puntellarle con l'istituzione di un esercito europeo a rafforzare la Nato».
Come sono davvero i rapporti con gli alleati?
«In un sistema che prevede anche una competizione tra i partiti di una coalizione c'è tra noi grande compattezza. Trovo oltretutto positivo che la coalizione sia stata alternativamente guidata da Forza Italia, poi dalla Lega e, ora, da Fratelli d'Italia. Significa che il parere dei cittadini per noi è decisivo, lo rispettiamo e ci alterniamo nella conduzione, restando uniti. Una bella lezione per tutti».
Eppure per Meloni non sarebbe facile governare con alleati troppo deboli. Come ne uscirete?
«I nostri alleati sono tutt' altro che deboli. FI ha più del doppio del cosiddetto Terzo Polo, la Lega sta sopra il M5S che nel 2018 è stato il primo partito italiano. Insieme sfioriamo il 50%, altro che...»
L'ex presidente del Senato Pera dice che Fdi può ambire a diventare quella forza liberal conservatrice che fu la Dc dei tempi d'oro. Quando lo ipotizzò lei, anche nel suo partito la presero per matto. Cosa è cambiato adesso?
«Fin dalla fondazione, Fdi aveva l'obiettivo di diventare un movimento di massa di ispirazione conservatrice. Chi ha una capacità previsionale e non si accontenta di restare chiuso nel suo guscio lavora per costruire strumenti efficaci per servire la propria comunità. È quello che ho sempre detto, già dal Msi, prima di An».
Perché è così importante la riforma presidenziale?
«Perché spezza le gambe ai trasformismi e ci porta d'incanto nel girone della politica moderna, chiara e bipolare. Chi vince governa chi perde controlla. Stop giochi di palazzo e derive tecnocratiche».
Sui diritti avete idee chiare ma evitate lo scontro diretto: per qualcuno è un cambio di strategia Meloni che dedica un applauso a un militante Lgbt. In sintesi: sulla fiamma nel simbolo non vi spostate di una virgola, ma sui temi etici ci sono aperture?
«Al di là del sensazionalismo mediatico noi l'abbiamo sempre pensata allo stesso modo: pari diritti individuali per etero e omosessuali, guerra alla discriminazione e all'indottrinamento gender, difesa in età adulta della libertà di scelta, ma distinzione chiara tra famiglia e coppie omosessuali con conseguente divieto di adozione, almeno finché ci saranno coppie con una mamma e un papà a fare domanda. È il bambino il soggetto debole e lo Stato deve difendere il suo diritto ad avere genitori biologicamente diversi».
Pd, 5Stelle e Terzo Polo si rimetteranno insieme?
«Mi pare evidente che, sapendo di perdere, abbiano deciso di dividersi per minimizzare lo scarto complessivo... Sono puledrini di Troia che cercano solo di infilarsi nelle mura del centrodestra».
Calenda auspica un governo di unità nazionale con anche Fdi. Cosa rispondete?
«Noi diversamente da lui, che ha fatto della sua lingua un groviglio, abbiamo una sola parola. Siamo per un governo di rinascita nazionale legittimata dalle urne e non di finta unità fondata sulla gestione del potere. A noi interessa servire la nazione, non sottometterla usando il trasformismo».
Lei si è battuto molto su Ita e i bookmaker la vedono già come ministro dei Trasporti. Sarà così?
«Figurarsi, intanto le elezioni dobbiamo vincerle, poi si vedrà. Io sono un soldato e starò al mio posto. Su Ita difendo gli interessi economici dell'Italia oltre che la sua meravigliosa tradizione aviatoria. Altri hanno perseguito diversi obiettivi. Ci sono troppi collaborazionisti a casa nostra e non solo nel settore dei trasporti».
Nonostante il caso Ruberti e il Pd del Lazio nel caos, a Latina ha vinto il centrosinistra. Ve lo aspettavate?
«Quando l'affluenza è troppo bassa il centrodestra fa fatica a prevalere, lo scandalo è che non si siano fatti votare gli elettori di Latina il 25 settembre. E comunque quella del Pd è una vittoria di Pirro».