Giorgia Meloni premier? Cominciano contestazioni e agguati: i soliti "democratici"
Finora sono stati in ferie, i profeti della contestazione. Ma ora cominciano il loro gioco pesante. In 48 ore è Fratelli d'Italia a subire i colpi più pesanti da chi considera nemica Giorgia Meloni. Venerdì a Cagliari, ieri a Milano. In Sardegna contestazioni (in pochini) per la leader di Fdi con tanto di incredibile invasione del palco comiziale, come se fosse una cosa normale. Nel capoluogo lombardo, aggressione violenta ad un gazebo da parte di antagonisti incappucciati, ma comunque identificati dalla Digos e denunciati. I giovani militanti di destra, per fortuna, non hanno reagito alla provocazione. Siamo all'inizio di un clima violento contro il centrodestra? È probabile, come se ci fosse una parola d'ordine nel nome del sabotaggio. Colpiscono le reazioni: ondata di solidarietà a Fdi da tutte le parti per i fatti di Milano, anche se la Santanchè coordinatrice regionale del partito non esita a individuare nel Pd il responsabile dell'odio estremista.
Praticamente silenzio per quanto accaduto a Cagliari, dove la Meloni è stata costretta ad un contraddittorio improvvisato con un rappresentante del mondo omosessuale, salito indisturbato sul palco senza che nessuno lo fermasse. Eppure parliamo della potenziale premier del Paese. È normale che uno sconosciuto possa arrivare alla tribuna? E se fosse stato un violento? Oppure, al contrario, che sarebbe successo se qualcuno lo avesse cacciato in malo modo e solo la prontezza della leader ha permesso di tenere la situazione sotto controllo? È vero che la Procura di Cagliari ha aperto un fascicolo, ma non vorremmo che fosse la consueta iniziativa d'ufficio. Perché un conto è il dialogo intrapreso anche ieri via Instagram tra la Meloni e il giovanotto che pensa di costruire in quella maniera il "dialogo"; altro è l'esempio che si offre ai facinorosi di mezza Italia che non vedono l'ora di emulare l'esempio cagliaritano.
RISPOSTA PACATA
La risposta della Meloni al giovane Marco Marras, che ha rivendicato il proprio gesto via social, non è stata digerita da Enrico Letta, che ha tirato fuori un commento provocatorio. Il ragazzo, salito con una bandiera arcobaleno sul palco del comizio, lo marco_marras_98 Ormai i3 mio nome é uscito, sono Marco Marras e sono il ragazzo che ieri é salito sul palco della Meloni. Ho voluto in maniera pacifica esprimere il mio dissenso sulla sua visione della famiglia e ho voluto ricordargli che siamo tutti uguali o come direbbe lei Fratelli d'Italia, di un'unica nazione dove dovrebbe esserci il diritto di potersi costruire una famiglia che sia essa tra due uomini o due donne e che possano accedere alle adozioni. Per il resto ringrazio la leader Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia per il confronto e la polizia per essere stata buona con me perché ha capita che tipo di persona io sia, ovvero un ragazzo che voleva solo esprimere la sua opinione. Ringrazio tutti ha fatto nel nome del diritto degli omosessuali a matrimonio e adozioni. La Meloni, con pacatezza, gli ha risposto «Avete già le unioni civili».
Aver pronunciato questa frase è costata alla Meloni la reprimenda di Letta, che ovviamente non ha espresso una sola parola per quello che se fosse accaduto a lui sarebbe stato elevato a rischio fascismo. Un contestatore sale indisturbato sul palco con tutto quel che avrebbe potuto succedere e lui, il segretario del Pd, non esprime una sola parola di preoccupazione. No, Letta non comprende proprio quanto sia pesante il clima. È il deputato sardo di Fdi, Salvatore Deidda, a mettere le cose in chiaro: «Prima il manifesto stracciato e bruciato ad Olbia, le minacce e gli insulti, poi un individuo sale sul palco di Giorgia Meloni, con la sua bandiera arcobaleno, parla, gesticola, tenta di toccarla poi è costretto a lasciare il palco, 'smontato' dalla fredda e convinta reazione della stessa Giorgia. Ma quanto è grave che un soggetto sia salito su un palco, passando dalla zona riservata alle persone disabili e arrivi a tentare di toccarla?».
TROPPI RISCHI
E aggiunge il parlamentare: che sarebbe accaduto se questa persona «avesse reagito colpendola o ferendola? Se fosse accaduto, a parti inverse, che un ragazzo con bandiera tricolore fosse salito su un palco del Pd con esponenti come Laura Boldrini, la presidente Serracchiani o la collega Lorenzin?». Il deputato di FdI, inoltre, evidenzia che «si tollera che i soliti antagonisti "antifascisti" e indipendentisti arrivino nella stessa piazza, quasi a contatto con i nostri simpatizzanti che in entrambi casi non hanno mai reagito alle provocazioni, agli insulti e alle minacce». Ma fino a quando?