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Elezioni 2022, quanti pagano i candidati: ecco il "tariffario" partito per partito

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L'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti costringe i candidati, in primis quelli con elezione sicura, a tirare fuori i soldi di tasca propria. Ma vediamo nel dettaglio quanto gli aspiranti parlamentari devono sborsare, partito per partito. 

In Fratelli d'Italia, riporta il Corriere della Sera, i parlamentari uscenti ricandidati devono versare 30 mila euro. La stessa cifra, ma a rate, sarà dovuta anche dai nuovi eletti, che partiranno da una prima tranche da 10 mila euro. Ogni mese, poi, dovranno sborsare mille euro per il funzionamento del partito di Giorgia Meloni "che raramente accetta dai privati più di 5 mila euro".  

 

 

Nella Lega chi potrà contare su un seggio certo dovrà pagare 20 mila euro. Ogni mese poi c'è un contributo da 3 mila euro, "perché il partito di Matteo Salvini accentra internamente tutte le funzioni operative".

Il Pd, "sotto la supervisione del tesoriere Walter Verini, ha varato un documento in cui tutti i 'blindati' dovranno pagare preventivamente 15 mila euro; la stessa cifra che dovranno versare nel caso arrivi uno sbarco inatteso a Montecitorio o Palazzo Madama". 

 

 

Nel M5S, come previsto dallo statuto, ogni parlamentare uscente dovrà versare un'una tantum da 15 mila euro. I rieletti dovranno poi continuare a sborsare mille euro al mese come contributo al finanziamento della macchina contiana. 

Per quanto riguarda il terzo polo, i renziani di Italia viva dovranno sborsare 15 mila euro, oltre ai 1.500 di contributo mensile. Stesse condizioni per Azione di Calenda.

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