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Roberto Speranza esclude 660mila italiani dal voto: democrazia a rischio

Roberto Speranza

Pietro Senaldi
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Più che dalle ingerenze russe, il voto del prossimo 25 settembre rischia di essere influenzato dalle ingerenze rosse. Rosso è infatti il colore preferito dal ministro Speranza, che per opportunità ha ora deciso di sbiadirsi un poco, chiedendo asilo politico nelle liste del Pd. Robertino nostro se ne è andato dai dem, dopo essere stato pesantemente sconfitto alle primarie, per fondare un partito che facesse concorrenza a Fratoianni. Poi quest' ultimo rimase coerente a se stesso, mentre il primo venne a patti con il potere e, per mantenere il cadreghino, si inventò supporter di Draghi, neanche fosse Renzi o Calenda, in un percorso del tutto simile all'altro ministro di se stesso, Di Maio.

Fatto sta che ora tutti e tre i tribuni del popolo, Nicola, Luigi e Roberto appunto, si trovano nel minestrone al pomodoro allestito da re Enrico Letta.
La premessa è d'obbligo perché, anche se si atteggia a dem, Speranza resta in fondo un comunista dei giorni nostri, categoria non molto diversa da quella dei comunisti dei giorni che furono. La riprova sta nella prudenza, per non dire nel fastidio, con il quale il ministro della Salute tratta il tema del diritto di voto di chi ha il Covid.

 

 

I sondaggi più recenti registrano un aumento della forbice tra centrodestra, in crescita, e Pd, da qualche giorno per la prima volta in calo, probabilmente anche per via delle liste presentate dal segretario una decina di giorni fa. La strategia dei progressisti è nota: cercare in ogni modo di screditare il risultato delle urne per approntare nuovamente un governo di emergenza nazionale che li riporti, da sconfitti ma questa non è una novità né un problema, nella stanza dei bottoni. E qui entra in gioco il nostro ministro di belle (?) speranze. Da settimane giace nei cassetti del dicastero della Salute una circolare per l'allentamento delle misure anti-Covid che consenta ai positivi asintomatici, attualmente costretti a un periodo di arresti domiciliari (7 giorni, ma il governo presto li porterà a 5, tampone negativo permettendo) di vivere normalmente. Il provvedimento riguarderebbe oggi 660mila persone, ma alla data del voto, considerando che l'indice di contagio è in risalita, potrebbero essere anche un milione e mezzo.

Negli altri Paesi europei, che Letta in chiave anti-destra indica come il nostro faro, la misura liberatoria è legge da mesi. Qui in Italia però no, il ministero la tiene ferma, in attesa non si sa di cosa. È gioco fin troppo facile per i maligni sostenere che sia una manovra di disturbo del voto, rispondente al postulato che, meno gente si recherà alle urne, meno un eventuale successo del centrodestra sarà pieno. Per tacitare scettici e faziosi, il ministro non ha che da promulgare la circolare, restituendo al voto centinaia di migliaia di cittadini. E tuttavia non lo fa, suscitando per questo la perplessità di più di un luminare. «Mi guida la scienza» è la giustificazione che Speranza oppone da sempre a tutte le critiche, che lo dipingono, fatti alla mano, come dominato dall'istinto del carceriere.

 

 

Resta una curiosità insoddisfatta perché i nostri scienziati di governo la pensino in maniera diversa, e molto più limitatoria, di quelli del resto del pianeta.

Sempre i maliziosi hanno la risposta pronta. Forse non sono gli scienziati a suggerire al ministro cosa fare ma il ministro che da un indirizzo estremamente restrittivo, assecondando la propria natura, che i suoi scienziati seguono alla lettera per non perdere incarichi e fama conseguente.
Autorizza questa malevola interpretazione il fatto che, come denunciato proprio su Libero dal sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, parlamentare che non si ricandiderà per volontà propria e non perché fatto fuori come gli altri, nessuna delle nostre numerose eccellenze scientifiche, da Remuzzi a Galli, da Vaia a Zangrillo, sia mai stata cooptata nelle squadre governative di lotta al Covid.

Nel caso fosse, siamo lieti di sbagliarci, e per dimostrare la nostra cattiva fede il ministro non ha che da tirare fuori dal cassetto quella circolare che ci avvicinerebbe all'Europa nelle misure anti-Covid. In Gran Bretagna gli alunni positivi asintomatici da mesi possono andare a scuola. Vedremo se Speranza riuscirà a consentire a chi sta bene ma non si è negativizzato di recarsi al seggio, magari indossando una delle sue amate mascherine, quelle che, per inciso, non hanno impedito neppure a lui di beccarsi il Covid. 

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