Centrodestra, "rischio nazismo": la mano straniera che spinge il Pd, Italia nel mirino
Il progetto di Giorgia Meloni per combattere l'obesità giovanile e altre «devianze»? È come il nazismo, avverte l'europarlamentare Udo Bullmann, membro storico del Spd, il Partito socialdemocratico tedesco (quello del cancelliere Olaf Scholz), ex capogruppo dei socialisti a Bruxelles e soprattutto referente di Enrico Letta. Ed è solo l'inizio. È successo che il segretario del Pd ha chiamato in soccorso i suoi amici stranieri, affinché intervengano nella contesa italiana e delegittimino il centrodestra davanti all'opinione pubblica internazionale, e loro iniziano a rispondere all'appello. Arrivano così i primi assaggi della "shitstorm", la pioggia di letame che la sinistra continentale si prepara a scatenare prima del voto e soprattutto dopo, se le cose andranno male per Letta e compagni. In quel caso, dalle profezie dell'avvento di un regime antidemocratico e liberticida si passerà alla richiesta di stendere un cordone sanitario attorno all'Italia guidata dalla Meloni, o da chi sarà capo del governo in caso di vittoria del centrodestra.
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COME IL «KAPÒ» SCHULZ
Un copione che l'Italia conosce bene. La stessa cosa, ai tempi dei governi Berlusconi, l'aveva fatta il «kapò» (così ribattezzato proprio dal Cavaliere) Martin Schulz, anche lui tedesco e capogruppo dei socialisti europei dal 2004 al 2012. Impegnato in prima persona, come disse durante la campagna elettorale italiana del 2008, a «impedire il ri torno di Berlusconi al pote re». L'attacco di Bullmann è giunto tramite un'intervista alla testata multilingue Euractiv.com, specializzata in informazione sulla politica di Bru xelles e delle capitali dei Paesi Ue, dotata di dodici edizioni europee. Un organo letto in particolare nei palazzi delle istituzioni continentali. «È importante sottolineare la posta in gioco se i democratici rimangono fuori dal governo. Così gli italiani avranno un'idea chiara di cosa stanno scegliendo», dice Bullmann. Toni da educatore del popo lo che un italiano difficilmente userebbe nei confronti degli elettori di un altro Paese europeo. E poi, appunto, quel paragone col nazismo, buttato lì con l'autorevolezza che gli deriverebbe dall'essere nato in Germania e dunque esperto dell'argomento. «Per un tede sco», spiega Bullmann, «fa effetto sentir dire alla Meloni che vorrebbe punire i comportamenti deviati dei giovani. È quello che è successo nella storia della Germania, in una delle pagine più buie. Essere puniti perché diversi, chi ne ha bisogno oggi in Europa?». Incentivare la pratica dello sport per combattere l'obesità dei ragazzi o evitare che finiscano nel giro della droga, insomma, equivale a «punire» i «diversi» come fecero i nazisti nei loro campi di sterminio: questo è il modo in cui gli amici di Letta raccontano al mondo la realtà italiana. Un governo guidato da Fdi, prosegue il socialista tedesco, «potrebbe aprire le porte a un futuro illiberale della società». Sarebbe quindi «un grande passo indietro se si permettesse a un sistema di destra, più autoritario e radicale, di diventare realtà in Italia». Una chiamata alla mobilitazione per tutta la sinistra europea.
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INTERVENTO SU MANDATO
Per capire come funzionano certe cose, occorre sapere che i politici, inclusi quelli stanziati a Bruxelles, non passano le giornate a documentarsi sulle polemiche e i temi discussi negli altri Paesi, e nemmeno mettono bocca nelle campagne elettorali altrui senza permesso. Sanno quello che apprendono dai loro contatti, in questo caso da Letta e dagli europarlamentari del Pd, prima tra tutti la ex renziana e attuale lettiana Simona Bonafè, vicepresidente dei socialisti Ue. E se interferiscono, lo fanno dopo avere concordato con loro le cose da dire. Agiscono su mandato, quindi. Che per i socialisti europei il "dossier Italia" sia della massima importanza lo conferma il loro attuale capogruppo, la spagnola Iratxe García Peréz, anche lei intervistata da Euractiv e ansiosa di rilanciare a livello internazionale gli allarmi di Letta. «La situazione è preoccupante, ma sono fiduciosa che gli italiani non si rivolgeranno all'estrema destra», dice. Secondo lei, il «programma nazionalista» degli avversari del Pd «minerebbe ulteriormente i valori fondanti dell'Ue: l'uguaglianza, la democrazia e lo Stato di diritto». Motivo per cui, conclude, «abbiamo bisogno di un governo pro-europeo in Italia». Che ovviamente sarebbe quello guidato dal suo amico pisano. Il quale in patria non riesce a smuovere gli elettori, tantomeno nelle province e nelle periferie, ma nell'élite della sinistra europea ha ancora il suo bel seguito.