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Roberto Speranza, il bugiardo del Covid

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Pietro Senaldi
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Almeno bisogna dargli atto di grande coerenza. Il ministro della Salute si conferma il bugiardo del Covid per antonomasia. Se vince il centrodestra vincono i no vax, è il messaggio luciferino sotteso alle parole di Speranza. L'ex ragazzo deviante rispetto al verbo dem, ritornato nella casa madre per garantirsi un seggio sicuro in Parlamento, si è adattato in un amen allo stile della campagna elettorale del Pd, tutta centrata sulla diffamazione dell'avversario. «Spero che l'esito delle elezioni non metta in forse la campagna vaccinale» ha buttato lì il rifugiato da Articolo 1, auspicando «un impegno di tutte le forze politiche a togliere ogni ambiguità in merito alle iniezioni e a continuare a mettere al centro l'evidenza scientifica, che deve venire prima di ogni altro interesse». Dopo di che il nostro ha annunciato trionfante, ma sotto sotto mesto e senza rinunciare a un appello alla «responsabilità individuale», che l'anno scolastico inizierà senza mascherine in classe, «anche se poi si valuterà passo dopo passo lo sviluppo del quadro epidemiologico». Se Dio ce la manda buona però, stavolta non saranno né lui né i suoi consiglieri menagramo a prendere le decisioni.
 

 

 

PROPAGANDA Partiamo dalla fine. Siamo tutti felici che la scuola ripartirà con bambini e ragazzi che potranno tornare a guardarsi in faccia, come peraltro hanno sempre continuato a fare in tutte le loro altre attività, a riprova dell'inutilità del bavaglio in classe. Quello che però ci rode è che, numeri alla mano, era possibile partire a volto scoperto anche l'anno scorso. Nel settembre 2021 infatti i vaccini già c'erano e, dati alla mano, il Covid era molto meno diffuso di oggi, visto che il 26 agosto scorso abbiamo avuto 43 morti a causa del virus e 7.200 contagiati, contro i 99 decessi e i quasi 22mila nuovi positivi dello stesso giorno di quest' anno. E allora significa che il sì o il no alle mascherine da parte di Speranza è una decisione molto politica e poco medica e scientifica. Gli italiani sono stanchi di girare con la museruola e, siccome tra quattro settimane si vota, il ministro gliela toglie, per non rischiare di perdere qualche voto. Dodici mesi fa il titolare della Salute poteva decidere secondo il proprio capriccio, e soprattutto aveva l'esigenza di pararsi il deretano e correre meno rischi possibili, e allora ha scelto la via della restrizione, che perfettamente corrisponde al suo credo politico. Quanto alla campagna vaccinale a rischio se vince il centrodestra, ci sono due precisazioni, una politica e l'altra tecnica. Quanto alla prima, si ricorda che tutti i leader del centrodestra si sono vaccinati, e con essi circa il 97% della popolazione, perché l'Italia ha il più alto tasso di cittadini immunizzati.
 

 

 

 

FAKE NEWS Poiché la sinistra è si è no al 30% dei consensi, al netto del 30% di elettori che dichiarano di volersi astenere, l'equazione iniezione uguale supporter di Speranza è una fake news, se non millantato credito. La maggioranza del 3% di no vax o non andrà a votare, schifato da come i giallorossi hanno gestito l'emergenza Covid, o sceglierà tra la lista di Paragone e quella dell'ultra-comunista Rizzo. Gli altri si distribuiranno equamente tra le forze politiche. Certo, non voteranno Speranza, ma non perché non credono nella scienza, visto che il ministro della Salute, non è uno scienziato e neppure un infermiere, bensì perché non credono in lui, come la maggioranza degli italiani. La seconda considerazione è che, se neppure il 4% degli italiani finora ha fatto la quarta dose non è perché siamo diventati di colpo irresponsabili ma è perché i fessi sono meno di quanti Speranza vorrebbe. I vaccini che abbiamo pagato in abbondanza e che giacciono attualmente in frigorifero infatti stanno alla nuova variante del Covid quanto una scimmia sta all'uomo. Il rapporto di parentela c'è, ma non è per nulla stretto. Inoltre le nuove fiale, dicono gli scienziati, e Speranza dovrebbe averlo orecchiato, proteggono al massimo 40-50 giorni e chi si puntura oggi a ottobre rischia la quinta somministrazione in quindici mesi. Normale che più di uno sia scettico a inocularsi come un pollo d'allevamento bombato di ormoni. Per concludere, il massimo livello di ambiguità nella lotta al Covid non lo hanno avuto le forze di centrodestra, ma il governo e i suoi tecnici, e non solo perché, per stimolare la vaccinazione, avevano giurato che chi si immunizzava non si sarebbe ammalato. Quelle sono forzature, errori, e piccole menzogne, scusabili in una logica d'emergenza. L'opacità è stata nel modo di calcolare le vittime, scelto apposta per aumentare il numero degli effettivi decessi da Covid e terrorizzare così la popolazione, rendendola più malleabile. E la massima opacità, che ha avuto conseguenze terribili e nefaste che meriterebbero indagini approfondite, è stata nel protocollo di cura. Per due anni Speranza e i suoi luminari sono andati avanti a dirci che il virus si curava a base di tachipirina e vigile attesa, ignorando il prontuario approntato da Remuzzi e pubblicato da Libero fin dal dicembre 2020, che prevedeva intervento immediato ai primi sintomi e somministrazioni di aspirina ed eparina. Ora quella è finalmente riconosciuta come la cura più efficace, ma decine di milioni di italiani hanno ingurgitato inutilmente, se non dannosamente, tachipirine sul divano ascoltando il ministro-cipresso. 

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