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Pd, i poster della sinistra svelano la posta in gioco del voto

Andrea Cionci
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Persino a sinistra, tutti deridono la campagna elettorale di Enrico Letta, giunta al nonsense dadaista con l'ultimo manifesto «Pancetta vs. Guanciale». Ma un merito al Pd bisogna riconoscerlo, quello di aver inconsapevolmente evidenziato un netto confine di demarcazione: o di qua, o di là. Queste non sono comuni elezioni, ma il confronto finale tra due modelli archetipici e contrari. Da tempo si considera superata la dicotomia destra-sinistra, anche a fronte di inedite consonanze trasversali, specie sulle questioni più bollenti. Così alcuni parlano, in sostituzione, di uno scontro fra "sopra" e "sotto": la lotta di classe fra le élite neoliberiste (sopra) e le esigenze reali del popolo (sotto).

 

 


Ma questi schemi, a giudizio di chi scrive, risultano insufficienti, piatti, bidimensionali. In un modello sferoidale, tridimensionale, invece, lo scontro sembra piuttosto configurarsi tra una Forza Centrifuga e una Forza Centripeta. La Centrifuga è disgregatrice: dilata, esplode, diluisce, disidentifica, annulla il soggetto da cui si diparte. La Centripeta mira, al contrario, verso il nucleo, ricompatta, costruisce, identifica, riorganizza, solidifica. Abbiamo così partiti che, centrifugamente, puntano ad europeismo e globalismo facendo della disgregazione dell'identità italiana un obiettivo semidichiarato: porti aperti, ius soli, ius scholae per annullare cultura, tradizione, lingua, costumi italiani. Così, la svendita degli asset nazionali, il tartassamento del ceto medio, la persecuzione fiscale sulle imprese, non sono forse spremiture centrifughe della nostra polpa produttiva? E ancora, la subcultura dell'emergenza, che allontana dal nucleo democratico e costituzionale. Abbiamo, poi, il dirittismo centrifugo, in particolare omosessualista: una fuga dalla famiglia tradizionale. Per non parlare dell'"impiccionismo" in politica estera, evasione centrifuga dai nostri interessi nazionali. Una doccia fredda, in tutti i sensi, ci farà riflettere sull'opportunità di aver messo il naso in un conflitto intraslavo che poco ci riguardava. In bioetica, le forze centrifughe propongono aborto, eutanasia, ammiccando all'utero in affitto: l'allontanamento dal principio della vita, dall'embrione, dal feto, dai diritti essenziali dei bambini.

 

 

 

Insomma, i partiti centrifughi ci sparano via da noi stessi, dalla tradizione, dalle radici, dalla religione, dall'identità, in un nuovo Big Bang proiettato verso il nulla. Un tradimento programmato e diabolico: da "diàbolos", il separatore. Dall'altra parte, la tensione opposta, centripeta, che cerca di puntare di nuovo al centro: la famiglia, i confini, l'identità, la tutela dei ceti produttivi, i sani costumi, la formazione dei giovani, le libertà basilari. Germogli di un pensiero ricostruttivo che cercano faticosamente di spuntare fra i rovi cresciuti in decenni di nefandi governi di centro-sinistra ed esiziali esecutivi imposti dall'Unione europea. Come riconoscere all'impronta queste forze? Dal loro carburante propulsore: i centrifughi viaggiano a sentimentalismo, buonismo, zucchero emozionale; i centripeti cercano di usare la razionalità, la "proteina" della logica. Pathos contro Logos, Menzogna contro Verità, Mondo contro Patria, Morte contro Vita. Per adesso, i campioni di questi schieramenti paiono il super-centrifugo Pd e il medio-centripeto FdI. Ricordate il monito di Letta: odi qua, odi là.

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