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Carlo Calenda, la verità: a chi ruba i voti, scatta l'allarme

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Dal punto di vista del bacino elettorale Azione è un clone (in piccolo) dei dei due partiti di provenienza dei suoi iscritti: Forza Italia e il Pd. Così, all'indomani della rottura con Enrico Letta, e mentre si va delineando l'accordo con Matteo Renzi, si cerca di capire chi subirà il danno maggiore del tanto invocato "terzo polo". L'ultimo sondaggo (quello fatto da Quorum/YouTrend per Sky TG24 dopo lo strappo con il Partito Democratico), dà la formazione di Carlo Calenda al 2%, ma manca ancora più di un mese al voto e la speranza dell'europarlamentare è quella di convincere della bontà del suo programma l'elettorato liberale orientato a destra con due testimonial d'eccezione come Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, ma anche i delusi del Pd e del suo segretarioLetta. Che sono tanti. 

 

 

Il problema per il Pd sono i colleghi uninominali: Calenda, infatti, punta a fare concorrenza ai dem nei loro collegi sicuri, come il collegio uninominale di Roma 1 dove intende candidarsi il leader di Azione. Nello storico feudo del Pd - si legge su Domani - si candiderà infatti anche il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti il che vuol dire che uno dei due prenderà uno schiaffone. Lo stesso vale per Milano, dove si è fatta insistente la voce di una candidatura alla Camera dell'ex sindaco Gabriele Albertini, contrario all'accordo con il Pd e sponsor del terzo polo autonomo. In Lombardia, inoltre, Albertini starebbe lavorando anche insieme alla ex sindaca di Milano, Letizia Moratti, convinta a voler tentare la conquista della regione a scapito del leghista Attilio Fontana e che ha già ricevuto i complimenti di Calenda. In entrambi i casi, è davvero difficile ipotizzare che Azione - da sola o in coalizione con Renzi - vinca il collegio uninominale, ma è decisamente probabile che lo faccia perdere al Pd.

 

 

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