Gli addii a Forza Italia hanno scatenato un vero e proprio caos tra gli azzurri. Anche perché a lasciare sono stati nomi di peso come Mara Carfagna, Renato Brunetta e Mariastella Gelmini. Addii che in qualche modo ricordano uno dei più dolorosi, quello di Angelino Alfano, oggi avvocato e consulente. Tra l'altro - come ricorda il Giornale - "non sono mancate le occasioni in cui i protagonisti degli addii di oggi puntarono il dito contro i fuggitivi del passato".
Controcorrente, la fucilata di Sgarbi: "Carfagna? In maniera assolutamente servile..."
Pd o non Pd? Questa la risposta che deve trovare Carlo Calenda per il suo partito, Azione, in vista delle prossime elezi...A puntare il dito contro le ministre anche Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa e deputato di Forza Italia, il quale ha postato due tweet che Carfagna e Gelmini scrissero nel 2019 contro Calenda: "Alla definizione di Mara Carfagna su Carlo Calenda (un “ragazzino viziato e cafone”) si aggiunge quella di un’altra novella compagna di strada, Mariastella Gelmini. Per lei l’uomo che si candida a guidare l’Italia era uno che usava parole “fuori da ogni perimetro della decenza” e che ogni volta che trascendeva era “sinonimo di sonno della ragione”. In breve: Calenda era un essere indecente senza qualche rotella, Gelmini dixit. Bene, questo tridente della coerenza (Calenda-Carfagna-Gelmini) è sul punto di diventare il principale alleato del Pd, di ex grillini in cerca di poltrona e della sinistra estrema. E hanno ancora la faccia tosta di dirsi 'moderati'".
Carlo Calenda, diktat al Pd: l'uomo che vuole fuori dal Parlamento
L'ipotesi di un'alleanza tra il Pd di Enrico Letta e Azione di Carlo Calenda si allontana sempre di più. ...Tra gli azzurri, poi, in molti ricordano i duri giudizi riservati alla scelta di Angelino Alfano di lasciare il partito. La stessa Gelmini parlò di "operazione di puro trasformismo, con la quale pretende di spacciare per nuova una politica vecchia, senza altri valori che non siano le cadreghe dei ministri". E ancora: "Alfano cerca di nascondere il vuoto di proposte che caratterizza il governo, dando dell’estremista a Berlusconi e al suo partito. Non solo, con questo suo mantra del “non abbiamo paura” tratta il partito di Berlusconi come una squadra di picchiatori. In questo modo incoraggia contro Berlusconi il livore della sinistra".