Silvio Berlusconi, Bisignani: "Umiliato da Draghi", il retroscena sulla crisi
Ancora una volta, Luigi Bisignani torna a mettere nel mirino Mario Draghi, l'ormai quasi ex-premier contro cui l'uomo che sussurra ai potenti ha sempre picchiato durissimo. E l'intervento sulle colonne del Tempo di oggi, domenica 31 luglio, non fa eccezione. Bisignani critica Draghi per le riforme lasciate a metà, per il debito record e per aver dato troppo spazio ai suoi collaboratori e alle nomine di questi ultimi. Ma non solo: Bisignani offre anche una chiave interpretativa alla crisi di governo, che si lega a doppio filo ai giorni dell'insediamento del governo stesso.
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"Caro direttore, Quirinale whatever it takes: c'è da pensare che questo sia stato il vero e unico obiettivo di Mario Draghi sin dal principio - esordisce Bisignani -. L'incarico da premier, solo un dazio da pagare per ottenere quello di presidente della Repubblica, fallito per un mix di insipienza e supponenza anche dei suoi più stretti collaboratori. E non si capisce come ancora oggi, quei ministri - dalla Lamorgese a Orlando, da Franceschini a Giorgetti - che, seppur non pubblicamente, l’hanno tanto criticato nell’ultimo periodo per la sua alterigia, continuino ad invocarlo come il Sacro Graal", parte in quarta Bisignani.
Ed eccoci alla riflessione sulla crisi di governo, che muove dall'ultimo durissimo discorso alla Camera dell'ex presidente Bce. "Ma non si può comprendere l’ultimo intervento, volutamente karakiri, di Draghi in Parlamento, se non si torna all’inizio della sua esperienza a Palazzo Chigi quando, in perfetta sintonia con Mattarella, scientemente umiliò i due leader del centrodestra, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, scegliendo al posto loro i ministri (Gelmini, Carfagna, Brunetta, Giorgetti e Garavaglia) che non erano certo in sintonia con i rispettivi vertici", spiega Bisignani. Insomma, per l'uomo che sussurra ai potenti, la "cifra stilistica" di Draghi sarebbe l'arroganza.
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Poi, sui collaboratori del premier: "La sbornia di potere di personaggi improvvisati come Francesco Giavazzi che, forte della fiducia del suo principale, ha infarcito di uomini senza storia e di modesti dirigenti della Cassa Depositi i consigli di amministrazione delle società a partecipazione statale che gridano vendetta per la loro manifesta non indipendenza e a volte inadeguatezza". E ancora: "Tra i più esagitati, il capo di gabinetto Antonio Funicello che, come un pipistrello, ha il radar sempre acceso per scovare persone da piazzare nei tanti gangli della presidenza, dalla direzione del golden power fino alla commissione dell’antisemitismo", conclude Bisignani un pepatissimo intervento.