Era il braccio destro di Silvio Berlusconi, tra i fondatori di Forza Italia. Oggi Giuliano Urbani è fuori da tutto, ma non rinuncia a picchiare duro sul Cav e i suoi alleati. Tanto per cominciare, il 25 settembre l'ex ministro per gli affari regionali nel Berlusconi 1 e dei Beni culturali nel Berlusconi 2 non andrà a votare perché "prova rancore" per l'attuale centrodestra: "Non mi convince", ammette con estrema sincerità.
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Intervistato da Repubblica, per cui ogni voce critica nel mondo del centrodestra è manna dal cielo in campagna elettorale, Urbani assicura: "Giorgia Meloni premier sarebbe debole, debolissima. Ma tra tutti gli attori in campo mi sembra quella con il programma più chiaro: ne apprezzo la franchezza". Urbani non è d'accordo con chi, come Rino Formica, parla di rischi per la democrazia parlamentare in caso vinca la destra: "Per cambiare la Costituzione servono alleanze ampie, non le avranno, grazie al cielo". E' ovviamente convinto che sia stato un errore far cadere il governo Draghi: "Ora lo stesso Pnrr è a rischio. Per portarlo avanti servono chiare competenze. Draghi le aveva, chi andrà al governo non credo".
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Sembra politicamente quasi più affine al centrosinistra, ma non nasconde i dubbi: "Sta insieme solo in funzione anti-Meloni", mentre i moderati "si sparpaglieranno, un po' di qua un po' di là". Quanto a Forza Italia, secondo Urbani, "Berlusconi è ancora convinto di essere forte, di arrivare prima della Meloni. Se farà il presidente del Senato? Ci proverà, è nella sua natura. Ma è una speranza fondata sul nulla. Forza Italia rappresenta il passato". Anche per questo, conclude più che velenoso, "Brunetta, Gelmini e Carfagna hanno fatto bene" a lasciare il partito: "Hanno difeso fino all'ultimo con coraggio le ragioni originarie di Forza Italia".