Enrico Letta disperato: "Basta populismo", ecco da chi si fa ricattare il leader Pd
Nel grande suk del centrosinistra, dove si contrattano alleanze e si innalzano veti contro i possibili alleati, irrompe anche Clemente Mastella. Il sindaco di Benevento e storico esponente democristiano vorrebbe entrare nella coalizione di centrosinistra, e prosegue il pressing sul Pd mostrando un secondo sondaggio il quale senza alleanza in Campania con «Noi di Centro» i dem finirebbero per perdere le elezioni nazionali. «In Campania noi siamo una forza reale e valiamo il 9%» attacca Mastella. «In Puglia arriviamo al 5%, in Basilicata al 4% e in Molise al 5%. Noi siamo un'entità. La formula è già stata usata con Vincenzo De Luca, occasione in cui le aree di centro sono state così forti (7%) per cui abbiamo vinto rispetto al centro destra. Però se questa logica non si segue io non chiedo nulla a nessuno, né qualcuno mi ha chiamato. Noi ci presentiamo per i fatti nostri». Insomma, Clemente aspetta una telefonata dal Nazareno che non è ancora arrivata. «Enrico Letta non mi ha chiamato, dal territorio sì, sono tutti preoccupati. L'Ulivo ha vinto con me nel 2006, dopo non ha più vinto un'elezione».
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Intanto il segretario Pd cerca di barcamenarsi tra i potenziali alleati riottosi. «Questa legge elettorale una maggioranza la darà» ha detto ieri il leader del Pd. «Il risultato sarà chiaro: o sole o luna. Non ci sarà una terza strada. La legge elettorale fa vincere gli uni o gli altri». Carlo Calenda, numero uno di Azione, conferma l'apertura a un'alleanza con il centrosinistra. «Questa legislatura è stata la peggiore della storia repubblicana. Cerchiamo una fine più decorosa» ha detto Calenda. «Evitiamo populisti di ogni colore. Ci sono macerie da sgomberare prima di ricostruire. I principi di governo li abbiamo presentati. Aspettiamo interlocuzioni di merito». Il Pd ieri ha fatto partire la campagna dei 100mila volontari. È stato infatti pubblicato l'appello a mobilitarsi per le elezioni del 25 settembre. «Questa è la campagna elettorale più importante degli ultimi anni» si legge nella chiamata alle armi. «Stavolta è vero. L'Italia rischia una derivazione pericolosa sui temi che più a cuore: i diritti e le libertà personali, il lavoro e la giustizia sociale, l'ambiente e la sostenibilità». Nelle liste Pd non ci sarà il sindaco di Bari Antonio De Caro («Resto a governare la mia città») né Goffredo Bettini: «Non ho nessuna intenzione di tornare nelle istituzioni» dice il padre nobile del Pd, «che ho lasciato spontaneamente non ricandidandomi al Parlamento Europeo dopo una sola legislatura».
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