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Dino Giarrusso fa il nome: "Né Conte, né Grillo. Chi comanda davvero nel M5s

Francesco Specchia
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E un classico, lo sfogo dell'ex. Ma stavolta il colpo di lombi di Dino Giarrusso, giornalista, ex Iena televisiva, barba e pensieri levantini, il più votato 5 Stelle di sempre -120mila voti all'Europarlamento- rivela il vero volto del M5s.

Caro Giarrusso, qual è la verità nel Movimento che hai mollato per fondare il tuo partito "Sud chiama Nord" (assieme a Cateno De Luca: ora l'incubo dei partiti in Sicilia, col 46% nel messinese coi 5 Stelle che arrancavano al 4%...)? 
«La verità è che Conte, che è stato un ottimo premier, è un capo politico inesistente e vittima di una guerra fra bande, manovrato da altri, da un "cerchio tragico". Cioè Taverna, Crimi, Cancelleri, Fico che si sono tutti schierati con lui nella speranza di veder derogata la regola del tetto del secondo mandato, perché molti di loro sarebbero tornati a far nulla o a far poco nella vita civile. Tieni conto che la regola è fondativa del Movimento.
Quando Cancelleri, in Sicilia dice "faccio un passo indietro sulla mia candidatura", che cazzo mi significa? La regola dice che non avrebbe mai potuto più candidarsi. Ma Grillo l'ha mantenuta. Tutto il casino dell'indiscrezione De Masi su Draghi /Grillo nasce da lì...».

 

 

 


Hai addirittura parlato di «follia a 5 Stelle»... 
«L'Italia è l'unico paese al mondo dove un ministro - D'Incà- chiede la fiducia, il suo partito non gliela vota e lui non esce né dal partito né dal governo. Follia. Ma la realtà è che Conte ha perso il controllo del partito da quando ha ignorato il volere degli iscritti attraverso la piattaforma. Avevamo fatto gli Stati Generali, il primo vero congresso M5S, da dove era uscita chiara l'indicazione: serve un organo collegiale e non un capo politico, poi si sarebbe trovato un ruolo a Conte».
Perché allora Conte è rimasto capo politico, scusa? Se uno deve fare l'uomo forte e solo al comando, non è meglio scegliersi il Pd, la Lega, Berlusconi? 
«Ma appunto. Conte ha imposto emeriti sconosciuti come Gubitosi, Ricciardi, Turco e Todda (poi fatta viceministro). Ma nei voti degli iscritti prima era arrivato Di Battista con 11mila voti, poi io con 8500 e molto staccato Di Maio, 4500. Si è ignorato tutto. Dopo io, che volevo primarie interne, sono stato accusato addirittura di volere fare il presidente della Regione Sicilia e sono stato stoppato per incompatibilità di ruolo come europarlamentare. Peccato che Floridia, calata dall'alto, abbia due ruoli, Senato e governo. Il fatto è che lì non comanda Conte».
Ah no? E chi comanda, scusa? 
«Paola Taverna, non si sa come e perché, è diventata il vero Capo politico. Ha cercato in tutte le salse di piazzare l'amico Ettore Licheri che ha preso sberle dappertutto (dalla presidenza della Commissione esteri alla candidatura come referente della Sardegna, facendo incazzare pure i sardi). Molti anche non dimaiani sono passati con Di Maio pur di non votarlo. Taverna è responsabile delle liste delle amministrative e il Movimento 5 Stelle lì è sparito, veleggiando al 2%, in Sicilia fino al 6% ma prima facevamo il 40%. E ha probabilmente spinto Conte - che non li conosceva, ovvio- a nominare direttamente quasi 240 referenti sul territorio».
Allora quando molti M5S dicono che la Taverna «tiene per le palle i senatori», forse è vero.
«Sì. A Palermo si sono messi con Orlando, sempre criticato. A Paternò alleanza con Cuffaro, considerato da sempre il diavolo, con Conte che continuava a sdegnarsi. A L'Aquila li ha fatti andare con la Pezzopane, nostra nemica storica: hanno fatto lo 0,8%. Il campo largo l'ha fatto funziona- re solo per il Pd che ha sempre prodotto un suo candidato quando il candidato sindaco dove- va essere M5S».
 

 

 

 

 

Quindi ora si va al voto e arriva Di Battista? 
«Di Battista prepara il ritorno, ma con Conte. Io al voto ci andrei, per rispetto del popolo. E fa nulla se -dalle parti dei miei ex amici e della sinistra dicono che può vincere Fratelli d'Italia. Be', è la democrazia. Bloccare le elezioni per impedire al centrodestra e a Giorgia Meloni di salire a Palazzo Chigi, è davvero la cosa più fascista. Ma la realtà è che qua tutti si fanno i cazzi loro; nessuno vuole andare al voto perché, da qui a fine legislatura, i parlamentari perderebbero 100mila euro a testa. Ma te li vedi?».
Insomma, un disastro. Da collega a collega, odio dire "te l'avevo detto". Ma te l'avevo detto...
«Avevi ragione. Io me ne sono andato in tempo risparmiandomi l'umiliazione di questa pantomima che sembra uscita da un film di Nanni Moretti, "mi si nota di più se voto, o non voto?". Grillo l'ho sentito: è sconsolato, totalmente deluso e direi nauseato, poteva intervenire prima per evitare questo sfacelo, ma ormai è tardi...».

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