Renato Brunetta: "Ecco cosa può succedere domani", mossa decisiva
Renato Brunetta non ha dubbi: è ancora possibile convincere Mario Draghi a restare in sella a palazzo Chigi. Il ministro per la Funzione Pubblica, in un'intervista al Corriere, spiega quali possono essere le mosse per mantenere il premier al suo posto: "Sono convinto che nessuno debba tirare Draghi per la giacca. Lui sa già cosa deve fare, perché è quello che ha già fatto per 17 mesi: pensare unicamente al bene del Paese, fare le riforme, attuare il Pnrr e difendere le radici, ossia i valori che ha tutelato instancabilmente finora, permettendo all'Italia di recuperare credibilità e reputazione". Poi lo stesso Brunetta indica i due punti su cui bisogna puntare in un nuovo patto di governo: "L'europeismo "evolutivo", nel senso inaugurato dal Next Generation Eu, e poi interpretato da lui stesso e da Macron nei discorsi di maggio, e l'atlantismo scevro da ogni ambiguità, tradotto nella vicinanza al popolo ucraino per cercare la pace senza cedere a chi, come Putin, vuole ridisegnare i confini dell'Europa con la forza".
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Sulle richieste dei partiti e soprattutto su quelle dei Cinque Stelle, lo stesso Brunetta ha le idee molto chiare sul da farsi: "Non ha alcun senso accapigliarsi sull'ipotesi di uno scostamento di bilancio, perché, esattamente come lo scudo anti spread su cui ragiona la Bce, al momento semplicemente non serve. Ci sono gli extraprofitti e gli extragettiti generati, ancorché in misura diversa, dalla guerra e dall'inflazione a poter finanziare le misure di sostegno, senza ricorrere ad altro debito. C'è l'affidabilità garantita proprio da Draghi e dall'attuazione puntuale del Pnrr a scongiurare i continui riferimenti al pericolo frammentazione degli spread e ai "rischi Paese". A dispetto delle letture interessate e parziali di rancorosi e disastrosi ministri del passato, le riforme già approvate sono visibili: semplificazioni, governance, pubblica amministrazione, digitalizzazione, giustizia, appalti, reclutamento universitario. E la nave Italia va: dopo la crescita del 6,6% nel 2021 e il primo trimestre 2022 con il segno più, la Banca d'Italia ha appena stimato un +0,5% nel secondo trimestre e rivisto al rialzo l'aumento del Pil per quest' anno. Chi comprenderebbe un'interruzione della navigazione?".
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Poi si lancia in una sorta di profezia, o meglio in un auspicio: "Dai partiti domani mi aspetto che non pretendano da Draghi più di ciò che Draghi ha dato, ma abbiano la forza di condividere con Draghi una nuova prospettiva. I partiti che si riconoscono nell'agenda Draghi-Mattarella devono rinnovare una chiara e ferma responsabilità verso il Paese, riconfermandosi reciprocamente, e poi manifestando al Quirinale e allo stesso premier le ragioni di una fiducia non più solo emergenziale, ma squisitamente politica, per dare continuità e stabilità all'azione di governo. Il capo dello Stato si troverebbe di fronte a una nuova manifestazione di significativa volontà politica". Infine spiega perché Draghi in questo momento potrebbe tornare sui suoi passi: "Draghi è reduce dall'ennesimo successo all'estero, ossia dalla sigla di 15 storici accordi con l'Algeria. È un passo fondamentale sulla strada dell'indipendenza dalla Russia, che in più conferisce all'Italia il ruolo di hub energetico per i Paesi del Nord Europa e rovescia le vecchie logiche di dipendenza del Sud. Occuparsi e preoccuparsi unicamente dell'interesse nazionale, con lo sguardo alle prossime generazioni: questo fa un vero statista, e non occorre aggiungere altro".