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Enrico Letta, "nel Pd vogliono strozzarlo". Il sospetto: le lista della vendetta

Francesco Storace
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Nel Pd è psicodramma sulle alleanze ed Enrico Letta ha combinato troppi guai. Ormai in molti lo vorrebbero strozzare per aver gettato a mare Renzi e Calenda per la fissazione Cinque stelle chiamata Campo largo: «Gliel'avevo detto di non fidarsi di Conte», è il coro sussurrato e non urlato perché ora bisogna star buoni «sennò quello si vendica con le liste». Che ormai è il vero problema della politica italiana grazie a quel referendum che ha tagliato teste e poltrone del prossimo Parlamento. Voluto proprio dai Cinque stelle...
Ma mica c'è solo questo, perché la tragedia provocata da quello che sembrava essere diventato "il punto di riferimento dei progressisti italiani" come definivano Conte si espande sempre di più.
Sembra di stare su scherzi a parte, al Nazareno. E se garantisci anonimato, deputati e senatori Pd si sfogano a ruota libera: «Letta?
Ormai sembra il vecchietto della barzelletta che imbocca la corsia sbagliata in autostrada e urla contro quelli che vanno contromano...». «Non gli affiderei le chiavi di casa perché le perde».

IL DIBATTITO - Poi, certo, c'è chi gli tende la mano": "Mah vediamo... non ti dimenticare che è uno nato fortunato" e chi si trucca da realista: "E che deve fare? Noi e il fritto misto del Centro arriviamo si e no al 30 per cento". In pratica nel Pd l'opposizione parlamentare non deve essere prevista nello statuto...Pare brutto. Perdere le elezioni ti fa fare brutta figura nei salotti.
Poverino, a Letta gli mancavano anche le primarie siciliane, domenica prossima, nelle quali c'è pure la candidata pentastellata Barbara Floridia. Come faremo a mantenere in vita le primarie con i grillini se a Palazzo Chigi si sfascia tutto, si domandano in molti.
Ma ormai è l'intero Pd ad essere nel caos, grazie ad una strategia suicida.
Siamo alle comiche: comunicati che annunciano dibattiti fra i tre candidati Caterina Chinnici, Claudio Fava e Barbara Floridia alle primarie di qui a domenica 23 luglio, ma prima, mercoledì prossimo, c'è il rischio del de profundis per il Parlamento (nazionale) dopo le dimissioni di Mario Draghi.
A Roma si menano, a Palermo votano col rischio di buscarle.
Per la prima volta sono primarie diverse da quelle solite del centro sinistra, perché è previsto che si registri online anche chi va al gazebo (che sono molti di meno rispetto al solito). Questo sta determinando una scarsa adesione perché ad oggi si sono registrate poche migliaia di persone.
Ovviamente i cinque stelle pagano moltissimo le frizioni romane e soprattutto la mancata candidatura di Giancarlo Cancelleri. Anche se potrebbero tentare un blitz online per far iscrivere più gente rispetto a quelli del Pd.

LA COALIZIONE - Cancelleri non aveva seguito di Maio perché era convinto che venisse approvata la deroga ai due mandati e quindi che potesse correre per la presidenza alle primarie. Il rischio è che esattamente come a Palermo e Messina la coalizione di centro sinistra con i Cinque stelle dentro possa addirittura arrivare terza.
Sul fronte di centro destra la mancanza di un vero candidato alternativo a Musumeci e la possibilità di un election-day rendono più forte la candidatura del governatore uscente: in Sicilia alle scorse nazionali tutti i collegi uninominali furono vinti dai grillini mentre adesso potrebbero essere conquistati tutti dal centrodestra. Ovviamente il governatore Nello Musumeci si frega le mani anche perché dopo tante amarezze subite, ora si può permettere pure di snocciolare dati molto migliori rispetto al passato sulla mobilità sanitaria della Sicilia col lavoro del suo assessore Ruggero Razza. Sempre meno siciliani si rivolgono infatti a strutture ospedaliere fuori dall'isola. Un risultato che ha fatto restare nelle casse della Regione più di 50 milioni di euro. La "mobilità passiva ospedaliera", infatti, nel 2021 è stata il 7,8 per cento, dell'intero valore delle prestazioni sanitarie rivolte ai cittadini dell'Isola, in netta diminuzione rispetto agli anni scorsi. Ma questi sono dettagli per il segretario Enrico Letta e compagni. Prenderebbero a testate il muro sia pure di nascosto. Si avviano ad allontanarsi dal potere e questa è la loro vera tragedia. La pacchia è finita. 

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