Giuseppe Conte, rivolta dei ministri M5s dopo la richiesta di dimissioni: la verità sulla smentita
Il Movimento 5 Stelle di fronte a un bivio: lasciare o no il governo. Dopo aver lanciato il sasso, a Giuseppe Conte non conviene far altro che tirare dritto. Almeno per salvare la faccia. Ed è in questo clima che nella tarda mattinata di venerdì 15 luglio, il leader pentastellato avrebbe chiesto ai suoi ministri e sottosegretari di ritirarsi prima dell'arrivo di Mario Draghi alle Camere previsto per mercoledì. L'obiettivo dell'ex premier è chiaro: staccare la spina del governo senza passare per l'aula mercoledì. La replica però? Sarebbe stata un forte no.
Tutti i ministri si sono detti contrari. Addirittura, riporta l'agenzia Nova, di fronte ad alcune incessanti telefonate, i parlamentari non avrebbero risposto a Conte. Tra i primi a esplicitare il proprio dissenso, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. Il Cinque Stelle in riunione avrebbe ribadito la volontà di non archiviare definitivamente l'esperienza con Draghi a Palazzo Chigi. Il timore, è stata la giustificazione, va tutta alle sorti del Paese alle prese - tra le altre cose - con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Così, passate alcune ore, il leader del M5s fa dietrofront. Fonti a lui vicinissime smentiscono le ricostruzioni: Conte non avrebbe chiesto a nessuno di dimettersi. Nulla di nuovo, non è la prima volta che il Movimento mette all'angolo il suo stesso capo politico e Conte, come nulla fosse, incassa ancora il colpo. In ogni caso tutto può succedere. Entro questa sera infatti il M5s dovrebbe definire la propria linea. Fra le ipotesi sul tavolo c'è anche il ricorso a una votazione online per consultare gli iscritti sulle prossime possibili mosse politiche, come il ritiro dei ministri 5s dal governo e la posizione da prendere in caso di un'eventuale nuova votazione sulla fiducia all'esecutivo.