Crisi di governo, la "data x" di Draghi: quando scatta l'ora della verità
Il premier ha presentato le dimissioni, ma Mattarella le ha rifiutate. Il destino di Draghi in questa lunghissima giornata è stato come un pendolo: ora fuori da tutto, poi nuovamente al centro della scena. Le ore più dure sono state quelle in cui il premier ha avuto un colloquio con Mattarella. Secondo le indiscrezioni riportate da Dagospia, il faccia a faccia sarebbe stato molto teso con l'ex presidente della Bce a chiedere una maggioranza coesa per portare a termine il piano per il Pnrr. "Io la faccia non la perdo", avrebbe detto Draghi.
"Il discorso non l'ha scritto....". La rivelazione di Mentana: la verità sulle dimissioni di Draghi
Quando tutto sembrava ormai indicare la strada del voto, è arrivato un colpo di scena: Mattarella ha respinto le dimissioni del premier rinviandolo alle Camere. Draghi così dovrebbe tornare quindi a chiedere la fiducia ai parlamentari e a questo punto i 5 Stelle potrebbero votare a favore. Una mossa che spegnerebbe la crisi e farebbe archiviare questa giornata come la solita boutade pentastellata basata sull'approssimazione politica. L'alternativa è che Draghi ottenga la fiducia anche senza il il semaforo verde dei 5 Stelle. In questo caso il governo continuerebbe con una nuova maggioranza composta dagli attuali partiti più i fedelissimi di Di Maio che hanno lasciato i 5 Stelle.
"Perché mi dimetto". Il messaggio nascosto dietro le parole di Draghi
Un piano questo che è stato più volte affacciato da Forza Italia e da Italia Viva. Ma ricordando le parole di Draghi di qualche giorno fa, il premier non ha intenzione di andare avanti senza i 5 Stelle. La giornata chiave sarà quella di mercoledì. E a darne conferma è il ministro alla Cultura, Dario Franceschini: "Mercoledì sarà la giornata decisiva, non oggi. In Parlamento, alla luce del sole, tutte le forze politiche dovranno dire agli italiani cosa intendono fare". La "data x" è segnata. Ci sarà un altro "giorno della verità". E gli italiani spossati dal caldo e dalle tasche vuote per l'inflazione dovranno assistere a un nuovo spettacolo del Palazzo. Il tutto grazie allo strappo di Conte, l'ultimo dilettante della politica.