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Luigi Di Maio e Beppe Sala, il retroscena: non solo loro, altri due nomi pesanti

Enrico Paoli
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In effetti il buongiorno si vede dal mattino. Perché se all'ora di colazione il sindaco, Beppe Sala, offre il caffè al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, significa che il progetto politico progressista e ambientalista, (non chiamatelo centrista, la tal cosa non piace a Beppe, ma neppure a Luigi), con l'ambizione di diventare il terzo polo della politica italiana, è davvero nato. Come un bel sol dell'avvenire, insomma.

Ecco, potrà pure sembrare la scena di un film, l'incontro nel centro di Milano, a casa di Beppe (zona Brera), il titolare della Farnesina che tenta di sfuggire ai cronisti, il sindaco che osserva dalla finestra (voleva mantenere il segreto), il suo staff chiuso in religioso silenzio, ma sotto il sole della politica italiana questo è quello che sta avvenendo. E che tutti, anche quelli che fanno finta di nulla, seguono con attenzione.

L'idea del progetto sembra essere abbastanza chiara, aggregare attorno all'ex pentastellato il partito dei sindaci (a partire da Dario Nardella, per esempio) pensando alle regionali e al ritorno al proporzionale come sistema elettorale, con Sala alla guida. Un po' meno lucida la traiettoria, visto il traffico al centro e i lavori in corso anche nel centro del centrodestra. Giovanni Toti, per dire, ha organizzato per sabato, all'Auditorium Antonianum di Roma, la prima convention nazionale di Italia al Centro, il suo movimento, e su Draghi va giù piatto: «Se vuole fare politica prima o poi deve decidere di farla. Se vuole fare politica anche laterale prima o poi darà qualche segnale. Ora fa il curatore fallimentare del Paese».

 

 



IL RUOLO DI CALENDA - E il ragionamento del governatore non è lontano da quello fatto dagli altri. Perché se il titolare della Farnesina parla di operazione di «aggregazione al centro», nutrendo una grande stima per Sala - la tal cosa pare sia reciproca visti i vari incontri, prima a New York, varie volta a Roma, ieri a Milano, prima volta dopo la scissione dal M5S - puntando a dialogare con tutti, resta da capire quale sia il reale spazio di manovra elettorale. Volendo tradurre il ragionamento, Sala e Di Maio mirano a diventare il partito di Draghi, ma senza il premier dentro, o a crearsi una rendita di posizione nel centrosinistra?
La cosa non è di poco conto.

Per una ragione molto semplice. Sala, e la cosa è nota a tutti, vanta un rapporto molto stretto con Carlo Calenda, leader di Azione, il quale, però, vede come il fumo negli occhi Di Maio. «Davvero mi sfugge come Beppe Sala possa anche solo pensare che un tandem con Di Maio porti qualche beneficio a lui o al Paese», scrive su Twitter il leader di Azione, «il centro come ricettacolo di ogni trasformismo non è un progetto politico, ma un ufficio di collocamento». Quello che immagina Sala è un centro che guarda a sinistra, come ha spiegato di recente il sindaco di Milano sulle sue pagine social, «perché non potrei mai stare con la destra né coi populisti, ma solo con chi ha veramente un animo popolare», chiosa Beppe. Domanda banale: Di Maio, l'animo popolare, lo ha e Calenda no? Difficile decifrare con esattezza i lati del perimetro delineati da Beppe. Senza una vera aggregazione, numericamente rilevante, il polo progressista e ambientalista e destinato ad una gelata prematura. Calenda, da parte sua, scommette più su se stesso che sulla grande infornata, convinto com' è di poter trattare con il Nazareno, a partire dalle prossime regionali, banco di prova per ambizioni e ambiziosi.

 

 



C'È PURE DELLA VEDOVA - Detto ciò Sala e Di Maio torneranno a vedersi presto, sentirsi lo fanno tutti i giorni, con tanto di parata pubblica. Mercoledì prossimo è in programma la cerimonia d'inaugurazione della 23esima Esposizione internazionale della Triennale di Milano e i due, assieme al governatore, Attilio Fontana, saranno le star della giornata. Quella uscita pubblica potrebbe essere l'occasione per capire se il sindaco si avvii davvero a diventare il federatore del nuovo centro riformista. Sala, però, vuol sentire tutte le voci. Dopo aver ricevuto, nella sua casa, il fresco ex grillino, Beppe ha offerto il caffè anche a Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa. Ufficialmente il tema sarebbe stato il Tribunale dei brevetti, che il capoluogo lombardo vorrebbe per sé. Una scusa alla quale, però non crede nessuno, al punto da indurre la Lega a polemizzare con il sindaco e il ministro. «Di Maio ne parli in parlamento, rispondendo alle nostre interrogazioni». «Abbiamo parlato di Tribunale dei Brevetti», ha ribadito Sala lasciando l'abitazione per recarsi a Palazzo Marino. Sì, come no...

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