Giuseppe Conte a Mario Draghi: "M5s, forte disagio". Ma il premier non risponde
Il Movimento 5 Stelle "resta al governo", ma "serve discontinuità". Il solito, democristiano Giuseppe Conte: esce da Palazzo Chigi dopo un'ora di faccia a faccia con Mario Draghi, tutti si aspettano tuoni e fulmini, magari una crisi di governo già pronta in tasca, e invece l'avvocato, con la consueta supercazzola politica, rinvia il problema. Tra qualche minuto, quando il Movimento si riunirà per decidere la posizione da tenere sul Dl Aiuti, slittato alle 14. Tra qualche ore, quando si voterà. O tra qualche giorno, probabilmente, quando gli infiniti problemi di coesione all'interno della maggioranza, e degli stessi 5 Stelle, si riproporranno drammaticamente.
"A Draghi ho consegnato un documento, a nome di tutta la comunità del Movimento 5 Stelle - esordisce Conte, teso e piuttosto provato, davanti ai giornalisti che lo aspettano davanti a Palazzo Chigi -. Abbiamo maturato un forte disagio politico, siamo disponibili a condividere la responsabilità di governo in modo leale e costruttivo, ma occorre una forte discontinuità". Insomma, la solita formula di chi prova a battere cassa, per ottenere qualcosa da sventolare davanti agli elettori.
"Sono raddoppiati i prezzi di luce e gas - elenca Conte -, dobbiamo invervenire per famiglie e imprese. Dobbiamo intervenire per tagliare il cuneo fiscale per i lavoratori, dobbiamo approvare il salario minimo, non possiamo lasciare buste paga da 2 euro lordi l'ora. Abbiamo contribuenti che non riescono arrivare a metà mese, dobbiamo garantirgli un'agevolazione". Per quanto riguarda il Dl Aiuti e il superbonus, il vero nodo degli ultimi giorni, "ne parleremo adesso e definiremo la nostra posizione, già molto chiara. In CdM - ricorda ancora Conte - i nostri ministri non hanno partecipato al voto perché la norma è eccentrica, non c'entra niente e va contro la tradizione dei 5 Stelle. Noi non siamo qui per predicare la transizione ecologica di giorno e consentire le trivellazioni di notte. Draghi? E' giusto che si prenda un po' di tempo per valutare le nostre proposte, io non mi aspettavo una sua proposta immediata". La sensazione, dunque, è che Draghi abbia voluto tenersi il coltello dalla parte del manico. Nessuna "calata di braghe" di fronte all'ipotesi di crisi immediata. E palla ributtata nell'altro campo: davvero Conte troverà il coraggio, una volta per tutte, di rompere e mandare tutti al voto?