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Sergio Mattarella vede Conte, voci dal Quirinale: Giuseppe "fuori controllo"
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"Una grana spinosa, potenzialmente letale". Lo scontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte è stata risolta da Sergio Mattarella, che ha visto al Quirinale entrambi i protagonisti. Il Colle, spiega Marzio Breda, quirinalista storico del Corriere della Sera e, di fatto, la voce ufficiosa del presidente della Repubblica, è diventato "la camera di compensazione di una crisi imminente".
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Tutto nasce dalle pressioni che Beppe Grillo avrebbe rivelato a Domenico De Masi di aver ricevuto dal premier per "rimuovere Conte" dalla guida del Movimento 5 Stelle. Grillo e Draghi hanno smentito non senza imbarazzo non i loro (periodi) colloqui, ma il pressing anti-Conte. E così l'altra sera, scrive Breda, "Conte ha illustrato al capo dello Stato, in un colloquio molto affannato e recriminatorio trascinatosi per un'ora" tutta la vicenda, già bollata pubblicamente come "un fatto gravissimo per la democrazia".
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La tesi all'interno dei 5 Stelle è chiara: "Stanno facendo di tutto per farci fuori dal governo", ripetono vari big. Un piano articolato che vedrebbe nella scissione di Luigi Di Maio e nelle azioni politiche del premier gli snodi cruciali. Lo sfogo, scrive Breda, si sarebbe interrotto "solo quando Mattarella ha portato il suo interlocutore a parlare dei dati oggettivi sui quali l'Italia è alla prova: la pandemia, la guerra e il Pnrr, la posta più alta. Domandandogli infine: su questi fronti aperti la vostra visione politica è ancora quella che avevate alla nascita del governo? Oppure intendete fare dei passi indietro?". Su questi punti Conte non si sarebbe sentito in grado di rompere, o almeno non faccia a faccia con Mattarella. Sarebbe stato esclusa anche l'ipotesi dell'appoggio esterno, scenario non a caso ritenuto improponibile pure da Draghi. "Insomma - chiosa Breda -: ciò che la sua sfuriata prometteva era più teatro che sostanza".
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