Mario Draghi avrà un partito a sua insaputa: Formigoni, quello che nessuno dice
Due mesi prima delle elezioni per il Quirinale preconizzai Mattarella confermato Presidente della Repubblica e Draghi presidente del Consiglio. Molti si stupirono, ma non era questione di magia, semplicemente la politica ha una sua logica che la rende più forte di qualunque dabbenaggine dei partiti. Così oggi è ragionevole prevedere che prima delle elezioni politiche nascerà il partito di Draghi, o comunque un partito draghiano.
Perché? Guardiamo il quadro politico: all'infuori della Meloni che dall'alto del suo primato legittimamente aspira ad essere lei Presidente, tutti gli altri partiti o partitini, di destra, di centro e di sinistra continuano a ritenere Draghi la carta vincente per tirar fuori l'Italia dalle secche nazionali e internazionali in cui siamo rinserrati. Ma è sufficiente questo per dire che esiste un "Draghismo" anche per il futuro? La cosa certa è che al momento Draghi, nei sondaggi, è titolare di un consenso molto alto.
I sondaggi possono cambiare ma il consenso di Draghi è sempre stabile e non ha subìto scostamenti neppure nei momenti più delicati, come le elezioni presidenziali e la gestione del governo dopo l'inizio della guerra. Anzi, più si avvicinano le elezioni più cresce la forza di attrazione del Draghismo, che mette insieme formazioni politiche molto diverse, leaders che non si piacciono, che si disprezzano, che trovano il modo di azzuffarsi anche mentre votano, uno accanto all'altro, le stesse dichiarazioni o le stesse leggi che Draghi ha, con 'soave ferocia' imposto loro di votare. Pensate per esempio che nello stesso giorno in cui il Movimento 5 Stelle si spaccava in due con durissime polemiche, i parlamentari dei due fronti votavano le stesse risoluzioni come se nulla li distinguesse. Bene, questa attrazione verso il centro, questo accavallarsi di posizioni, questa nebulosa è il nucleo del partito di Draghi.
Un partito 'a sua insaputa' perché il presidente del Consiglio non fa nulla per alimentarla, e non ha certo voglia di cimentarsi in una campagna elettorale. Avverrà tutto in automatico. E senza neanche un processo di assimilazione: i recalcitranti dinanzi alla guerra, alla crisi del gas, alla risalita dei contagi dovranno farsene una ragione: o stai con SuperMario o contro, e scompari. Renzi e Calenda dovranno rassegnarsi a non litigare più tra loro e col Pd, Conte dovrà riuscire a digerire Di Maio. Salvini alla fine cederà alle ragioni giorgettiane. E il Pd?
Si è sempre voluto distinguere come il primo sostenitore di Draghi. E Berlusconi? Il grande vecchio ha sempre sostenuto che Draghi lo ha scelto lui, è quasi un suo figlio. Occorre altro?