Mario Draghi, voci sul decreto armi a Kiev: "Sarebbe la fine di Conte"
"Can che abbaia non morde", recita un vecchio proverbio. E in queste ore il ruolo del cane lo sta facendo Giuseppe Conte. Dopo aver minacciato di far cadere il governo di Mario Draghi perché lui e il suo partito non sono d'accordo a inviare armi in Ucraina, ha votato la fiducia dando di fatto il via libera all'invio di equipaggiamenti militari ancora più micidiali. Come spiega Tommaso Ciriaco su Repubblica entro una decina di giorni l'Italia terrà fede agli impegni assunti con gli alleati e invierà altre armi all'Ucraina. Nel provvedimento - che prima di essere pubblicato dovrà ovviamente ottenere l'ultimo via libera politico di Draghi e che sarà anticipato al Copasir dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini - saranno garantiti agli ucraini equipaggiamento, mezzi blindati armati per trasporto del personale, artiglieria pesante. Non solo quella a media gittata dell'ultima spedizione, ma probabilmente anche quella a più lungo raggio, sulla scia di quanto fatto da Gran Bretagna e Germania.
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La lista ufficiale di armi non la conosceremo mai, perché il decreto come i precedenti sarà secretato, ma secondo le indiscrezioni riportate da Repubblica non mancherà l'artiglieria campale: i cannoni Fh70 da 155 millimetri che sono capaci di colpire obiettivi fino a 30 chilometri di distanza. Ma anche artiglieria a più lunga gittata. L'ha chiesta Volodomyr Zelensky, ripetutamente. Con l'impegno di non colpire postazioni russe oltre il confine. L'Italia ha potenzialmente la possibilità di spedire armi con una capacità di centrare target tra i 60 e gli 80 chilometri di distanza. Ad esempio gli Mlrs (abbiamo 18 esemplari a disposizione). È l'arma più richiesta dagli ucraini. Si tratta di semoventi cingolati che possono lanciare fino a 12 razzi contemporaneamente.
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