M5s, rissa al vertice: "Viene giù tutto". E sbatte la porta: chi ha perso la testa
"Così viene giù tutto". I retroscena dal vertice dei big del Movimento 5 Stelle il giorno dopo la scissione di Luigi Di Maio e dei 50 suoi fedelissimi confluiti nei gruppi autonomi di Insieme per il futuro attribuiscono a Stefano Buffagni, pezzo grosso dei grillini in Lombardia e a Roma e un tempo braccio destro proprio di Di Maio le reazioni più dure. "Si smentisce categoricamente quel virgolettato", fanno sapere nel pomeriggio dal Movimento. "In un momento come questo il M5s non ha bisogno di malumori creati ad arte e dissapori".
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Ricapitoliamo. Poche ore prima, un'agenzia dell'AdnKronos riferiva del clima che si respira al summit. "Tranquillo, nonostante lo tsunami. Più d'uno parla addirittura di 'giorno della liberazione', il 'nostro 25 aprile'. L'ex viceministro Buffagni, però, è indicato come colui che ha alzato i toni e addirittura "sbattuto porte nella sede di via Campo Marzio. "Così non va - è il virgolettato a lui attribuito e poi smentito dal diretto interessato - continuano così e viene giù tutto. Ha ragione Beppe (Grillo, ndr), ci biodegradiamo a tempo record".
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Un'altra dichiarazione di fuoco arriva fuori dalla sede, quando assediato dai giornalisti Buffagni sembra smentire le rassicurazioni arrivati da Giuseppe Conte e dai suoi uomini già martedì sera, sulla fedeltà al premier Mario Draghi. "Tutte le scelte sono legittime ma sentire raccontare balle dà fastidio, con tutta questa strumentalizzazione sull'atlantismo. Chi andava ai congressi di Putin, ci andavo io?", aveva polemizzato con Di Maio. Quindi la bordata: "Restare nel governo? Valutiamo, vediamo, ci dobbiamo riflettere non vi pare? Secondo me sarà uno dei tanti temi da affrontare". Rientrato in sede, proprio con Adnkronos aveva smentito frizioni: "Tutto tranquillo". Anche se, sottolineava l'agenzia di stampa, "Più di un presente racconti il contrario". Segno che nel Movimento c'è più di un veleno ancora in circolo.