Damiano Tommasi? Affari sballati e soci "sbagliati": le ombre sul candidato sindaco a Verona
Non c’è pace tra le livide mura di Verona. Mentre l’elettorato cattolico si divide dopo le dichiarazioni del vescovo Giuseppe Zenti (nulla di eclatante: ha solo consigliato ai diocesani di non votare per i cultori gender fluid, dell’aborto e dell’eutanasia: sarebbe stato scandaloso il contrario), tra catto-moderati e cattocomunisti, be’, ecco che il ballottaggio Damiano Tommasi/Federico Sboarina per la poltrona di sindaco, si arricchisce ogni giorno di colpi di scena.
Prendete il Tommasi, 40% di preferenze meritate che lo spingono verso Palazzo Barbieri: è persona perbene, più teso indubbiamente all’etica che all’ideologia e al Palazzo. Eppure oggi vive con un po’ d’imbarazzo le notizie filtrate da ambienti industriali veronesi. La prima è che l’ex calciatore risulta partner italiano della Società Tps (Tianjin) Sport Culture Exchange Co. Ltd., con sede presso Tianjin Airport Economic Zone (trattasi di Tax Free Zone). Tale attività risulta essere di leasing e business services. Nulla di male, per carità.
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Se non fosse «che l'attività estera come noto, può essere svolta da succursali ma con esse la tassazione deve essere pagata in Italia», fa notare un suo avversario tignosetto. Ma sta bene.
Però, poi, ci sarebbe la faccenda della società Bambi e Bimbi srl (capitale sociale euro 15.300), costituita nel 2001, la cui attività principale è “realizzazione e gestione ludoteche” e centro per l’infanzia e scuola primaria, di cui il candidato sindaco del centrosinistra è socio al 33,3%. Tale società registra 463mila euro di perdite portate a nuovo, a fronte di un fatturato di 1,3 milioni. Ma il punto è un altro. Sia nella Bambi e Bimbi,sia nella società immobiliare collegata Casa di Bambi, spicca, come socio ubiquo, tale Zivelonghi Cristiano, commercialista in quota col 33,3% nella prima e col 21% circa nella seconda (dove Tommasi ha invece il 63% della proprietà). «Dal bilancio ha un indebitamento di oltre 5,1 milioni. La posizione debitoria appare incagliata e i rapporti sulla Banca di riferimento risultano bloccati. Cioè: dal punto di vista bancario e imprenditoriale la società risulta essere in grave crisi debitoria finanziariamente di difficile gestione», affermano colleghi del Tommasi, evidentemente non affettuosissimi. A questo si aggiunga che lo Zivelonghi stesso pare abbia in corso una contestazione dall’ordine dei commercialisti «in quanto ha sottratto fondi (600mila euro) da una società in liquidazione, di cui era stato nominato liquidatore, per prestarli a un'altra società poi fallita. Per ovviare a tale procedura ha dovuto far fronte con mezzi propri. Per tale comportamento il giudice ha disposto la revoca alla sua nomina di liquidatore» affermano sempre i detrattori del professionista agitando i suoi bilanci.
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Ora Tommasi, naturalmente, in tutto ciò non ha alcuna colpa; non ha commesso reati; e non lo può sfiorare nemmeno l’accenno di un sospetto. Ci mancherebbe altro Damiani magari non si è accorto di nulla. Però è indubitabile che, nella lotta al coltello del ballottaggio stride l’idea che si candidi a sindaco un imprenditore con qualche problema di gestione di cassa e con frequentazioni societarie eticamente non irresistibili. Ci sta, nell’agone elettorale, che tutto questo possa riverberarsi sulle ambizioni municipali del neofita Tommasi. E ci sta - diciamola tutta- che qualche avversario ne possa pure approfittare.
Questo avviene a centrosinistra. A centrodestra, invece, Sboarina rischia parecchio non accettando di apparentarsi con Flavio Tosi. Il quale, in caso di vittoria, aveva chiesto in cambio 9 consiglieri più il vicesindaco ossia la compagna Patrizia Bisinella (con i quali l’ex sindaco ed ex Leghista ora in Forza Italia avrebbe potuto controllare e, perfino, far saltare l’intera giunta...).
Insomma. La sinistra punta sulla faccia pulita di Tommasi, Sboarina si concentra sulla coscienza politica degli elettori di centrodestra in attesa - pare - di un colpo di lombi. Forse.