Luigi Di Maio, "perché lascio il M5s". Polemico con Conte: "Non c'è neanche riuscito"
"In questi mesi la prima forza politica del Paese ha messo in discussione il lavoro del premier e del ministro degli Esteri". C'è una questione politica e personale dietro la scissione dal Movimento 5 Stelle che Luigi Di Maio ha annunciato in conferenza stampa all'Hotel Sina Bernini Bristol di Roma. "Abbiamo deciso di lasciare il M5s che da domani non è più la prima forza in Parlamento. Da oggi inizia un nuovo futuro", spiega non a caso il ministro degli Esteri, e quel "non è più la prima forza in Parlamento" suona come una feroce vendetta nei confronti di Giuseppe Conte. Perché in ballo ci sono numeri, grossi: con Di Maio entreranno in "Insieme per il futuro" almeno 11 senatori e una quarantina di deputati, anche se lo "scouting" andrà avanti.
Pesante l'accusa all'ex premier, che "ha messo in discussione l'operato sia del presidente del Consiglio che del ministro degli Esteri", come detto, "continuando a mettere in difficoltà il governo anche in occasione di importanti vertici istituzionali, solo per recuperare qualche punto percentuale, senza neanche riuscirci". Altra sciabolata, alla luce delle ultime amministrative. La scissione "è stata una scelta sofferta, che mai avrei immaginato di fare". Lo stacco col suo passato è totale, anche a partire dagli slogan: "Da oggi inizia un nuovo percorso. Per fare progredire l'Italia da Nord a Sud abbiamo bisogno di aggregare i migliori talenti e le migliori capacità, perché uno non vale l'altro".
I dimaiani si divideranno ora in due gruppi parlamentari, uno alla Camera e uno al Senato con 39 deputati e 11 senatori, in tutto 50 firme che - filtra da fonti vicine al titolare della Farnesina - hanno come obiettivo quello di raggiungere quota 60. Di Maio, dunque, potrà contare inoltre su una folta truppa di esponenti del governo: oltre a lui stesso c'è l'adesione del viceministro al Mef, Laura Castelli, del sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, del Sud, Dalila Nesci, e della Salute, Pierpaolo Sileri. Insomma, Di Maio alla fine rompe gli indugi senza aspettare né l'Assemblea congiunta del Movimento in programma domani né il successivo arrivo nella Capitale di Beppe Grillo.