Mario Draghi, è crisi? "Vediamo...". Di Maio lascia, il governo può crollare: la conferma in una frase
"Sempre che il governo di Mario Draghi sopravviva". Tam tam impazzito tra Camera e Senato: Luigi Di Maio è seduto di fianco al premier, che deve riferire all'aula di Palazzo Madama sul Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. In contemporanea, però, arriva l'annuncio dell'uscita dal M5s di sette senatori (secondo le indiscrezioni si tratterebbe di Trentacoste, Presutto, Di Nicola, Campagna, Nocerino, Donno e Vaccaro), tutti dimaiani, pronti a creare un gruppo autonomo. Alla Camera, invece, sarebbero oltre 20 i grillini vicini a Di Maio pronti a mollare al suo destino Giuseppe Conte, leader di un Movimento uscito con le ossa rotte dalle amministrative e totalmente allo sbando riguardo alla linea politica. Da par suo, Draghi ha commentato: "Preoccupato? Vediamo, abbiamo il mandato del Parlamento per cercare la pace".
Il fatto che Di Maio sia seduto di fianco a Draghi è per molti indicativo, quasi un segnale dell'appoggio del premier alla "rottura" provocata dalle parole del capo della Farnesina su Conte e i 5 Stelle anti-Nato. Se il premier vede di buon occhio la nascita di gruppi parlamentari totalmente in linea con la sua politica, è altrettanto vero che la scissione potrebbe provocare scossoni nella maggioranza, con Conte che si sentirebbe libero di mollare il governo. E chissà, a quel punto, cosa potrebbe fare anche la Lega di Matteo Salvini che si era dato come limite temporale quello di settembre. L'accelerazione di Di Maio, calcolata o meno, potrebbe avere un effetto slavina su tutto il Parlamento.
A quanto risulta lo stesso Di Maio potrebbe annunciare la nascita dei gruppi "dimaiani" in una conferenza stampa che si dovrebbe tenere dopo l'intervento di Draghi. "Si apre una fase transitoria, i numeri per il gruppo ci sono alla grande ma nessuno sa nulla di nome e simbolo", spiega un parlamentare vicino a Giggino, precisando che non c'è ancora un nome e un simbolo per il nuovo gruppo a Montecitorio, "o almeno per ora nessuno ne sa nulla"; per palazzo Madama le cose sono più complicate, perché servirebbe un simbolo già presente sulla scheda elettorale. E perché per ora i senatori dati per probabili nelle liste che circolano fra i loro collegi sono inferiori al numero di dieci.