Mario Draghi, "pronto a qualunque scenario": perché tra poche ore il governo rischia la crisi
Domani 21 giugno alle Camere Mario Draghi ha preparato un discorso che dovrà togliere qualsiasi ambiguità sulla linea italiana rispetto alla guerra in Ucraina. Al momento però non c'è ancora alcun accorso sul testo che dovrà attirare i sì di deputati e senatori. Tanto che oggi, riporta la Stampa in un retroscena, il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola incontrerà per la terza volta in pochi giorni i capigruppo dei partiti.
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In questo scenario pare che i Cinque Stelle abbiano rinunciato a un esplicito passaggio contro l'invio di altre armi a Kiev ma vogliono che si tenga conto del "ruolo del Parlamento". Sembra anche difficile immaginare che l'ala cosiddetta pacifista possa spuntarla visto che l'invio di armi senza voto è consentito fino alla fine dell'anno cime votato in un primo decreto dopo l'inizio dell'invasione russa. Insomma, è più facile che si arrivi a un compromesso che prevede di "tenere informate le Camere".
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C'è poi la questione della "de-escalation militare". Un tema su cui Draghi però tira dritto. Tant'è, il presidente del Consiglio parlerà di ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea, di tetto al prezzo del gas, di conti pubblici. L'impressione, scrive La Stampa, "è che la maggioranza possa trovare un accordo senza rotture traumatiche, ma a Palazzo Chigi sono pronti a qualunque scenario". In primis viene scartata l'ipotesi di una intesa a ogni costo. E come rivela una fonte vicino al premier "se mancasse una maggioranza sulla politica estera non ci sarebbe più nemmeno il governo". Al momento lo scenario più realistico è che il Movimento 5 stelle, con sofferenza, si allinei.